FONDAZIONE CAPONNETTO PRINCIPALI INTERVENTI 2020
28 settembre 2020
IL FAKE DELLA MAFIA... OSSIA IL COSIDDETTO MASCARIAMENTO
Il fake e la mafia.
Oggi uno dei metodi che usa la mafia è quello della creazione dei cosiddetti fakes per colpire chi combatte la mafia.
A dire il vero sarebbe più corretto dire che la mafia usa creare fakes da tempo immemorabile. Il fake della mafia si chiama mascariamento. Ossia per i non addetti ai lavori mascariare significa rendere credibile una situazione che non lo è argomentando in un modo che sembra veritiero ma che non lo è.
Partiamo da un esempio basato su quanto successe a suo tempo a Giovanni Falcone. Il mancato attentato dell'Addaura. Oramai è un fatto acclarato che la mafia ed altri soggetti deviati provarono a far fuori Falcone. Ma allora subito girò la voce che essendo un attentato fallito era lo stesso Falcone che aveva organizzato il tutto. Celebre la sua frase sul punto: "questo è il Paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode la colpa è tua che non l'hai fatta esplodere!"
Falcone venne attaccato anche da persone per bene, non mafiose che caddero nel tranello del mascariamento spinte anche dalle polemiche sul cosiddetto professionismo dell'antimafia.
Un altro metodo oggi usato per delegittimare è quello della cosiddetta inchiesta a tesi. Può riguardare sia i giornalisti che gli investigatori tale metodo. Ossia si sceglie una tesi e si arriva a confermarla con quello che sembra una vera e propria inchiesta ma non lo è... E qui affiora il mascariamento. Il giornalismo d'inchiesta così come le investigazioni serie non scelgono mai una tesi ma rivolgono la loro attenzione a 360 gradi.
Come difendersi da tutto ciò?
In primis bisogna ragionare sempre in modo freddo partendo con il confrontare i casi odierni con quanto a suo tempo successo a Falcone.
Strategia da me seguita più volte, l'ultima con il caso Antoci che in realtà non è assolutamente un caso perché è pacifico che abbia subito un attentato ed è pacifico che dietro ci siano i mafiosi. Ho sentito di tutto in proposito. Ma la Polizia di Stato con la sua tecnologia ed i procuratori son stati chiarissimi... Ma a qualcuno non basta.
Idem con Paolo Borrometi che i soliti noti dicono che le minacce se l'è fatte da solo così come il pestaggio. Ovviamente per gli esperti del mascariamento le indagini e le intercettazioni non valgono.
Ovviamente Borrometi ed Antoci sono presi di mira dai mascariatori ma sapete cosa è il bello... Che prima o poi i mascariatori son destinati a pagare per le loro azioni.
La giustizia arriva, non sempre in modo veloce ma arriva, in alcuni casi è pure già arrivata.
Occorre quindi in questi casi tenere bene gli occhi aperti ed usare la propria intelligenza senza far mancare la propria solidarietà ai soggetti presi di mira dai mascariatori.
20 settembre 2020
L'ORA PIÙ BUIA (PER CHI COMBATTE LA MAFIA)
Quello che noi, ossia chi combatte realmente la mafia, temevamo è puntualmente avvenuto: la fine del cosiddetto doppio binario.
Per i non addetti ai lavori il doppio binario e quell'insieme di norme antimafia speciali nate con il sangue delle vittime. In parole povere la mafia vien trattata peggio dei criminali comuni. L'ergastolo per un mafioso era vero, ossia senza fine pena. Il 41bis era vero, ossia senza che mandassero ordini all'esterno... Ecc. Ecc.
Oggi in nome di una sorta di buonismo pro mafia volontario, indotto oppure involontario, consapevole od inconsapevole, ma il risultato non cambia abbiamo de facto eliminato il doppio binario.
Eppure oggi la mafia è forte. Tremendamente forte. L'allarme lanciato nella conferenza internazionale dall'EUROPOL sull'attenzione da porre prima dello stanziamento dei recovery fund potrebbe essere un fulgido esempio di antimafia del giorno prima, ma temo rimarrà un grido nel vuoto. La sensazione è che in modo silente si sia scelto di riconvivere con la mafia.
Oggi in Italia si stan perdendo pezzi per strada della normativa che a livello internazionale ci invidiano ma che a livello locale viene smantellato.
Le norme sulle interdittive e white list, vengono messe in discussione. Le norme sullo scioglimento dei comuni anche. Siamo arrivati al punto che nonostante il Consiglio di Stato abbia deciso che determinati comuni vadano sciolti, ciò non basta e si mira ad abolire la normativa.
Per chi combatte la mafia è l'ora più buia.
O i cittadini per bene batteranno un colpo oppure lo Stato avrà perso.
PERMESSI PREMIO - UNA NORMA DA CAMBIARE
La legge dice all'art. 58 quater, commi 1 e 2, O.P. che chi è evaso, oppure ha avuto la revoca di una misura alternativa, non può avere i permessi premio per 3 anni. Ma dopo i 3 anni si.
Ora nessuno vuol mettere in discussione l'utilità dei permessi premio in questa sede, ma la norma va rivista. Il recente caso di Johnny lo zingaro che è evaso lo dimostra.
Tale norma è da cambiare. Chi può provveda.
Gruppo in difesa di Abele - Fondazione Caponnetto
11 maggio 2020
Carceri:
Fondazione Caponnetto, rimettiamo i mafiosi dentro
17:06
(AGI)
- Roma, 11 mag. - La mafia, si legge ancora nel documento, pubblicato
sul sito della Fondazione, "si sta rafforzando nel periodo covid
fornendo liquidità, soccorso alimentare ed acquistando tutto ciò
che è possibile come nel periodo post '89 nei paesi dell'est. Oltre
a questo si assiste da qualche mese dopo la rivolta delle carceri,
alla scarcerazione di centinaia di boss mafiosi. Tale scarcerazione
rende forti i boss nel loro territorio e simbolicamente è un segnale
nefasto per lo Stato". I boss, chiedono i presidenti della
Fondazione Caponnetto, "devono tornare tutti dentro. Si trovi un
modo che chiarisca definitivamente che i boss mafiosi in base
all'art. 4bis dell'ordinamento penitenziario, semmai ne avessero
bisogno, vanno curati dentro la sanità carceraria che è in grado di
farlo con dei centri d'eccellenza. In tal senso controlleremo che il
nuovo decreto raggiunga gli obiettivi prefissati. Ora che il Dap è
ben guidato dalla coppia Petralia-Tartaglia ed è stata emessa una
circolare Dap diversa si evitino altre scarcerazioni nell'immediato
futuro". Ora, dunque, conclude il documento, "si
approfondisca la questione della mancata nomina di Di Matteo nel 2018
dopo che i boss mafiosi dimostrarono tutta la loro preoccupazione. Si
verifichi l'esistenza di un nesso tra le rivolte carcerarie e le
scarcerazioni. Si verifichi se in questa situazione complicata non vi
siano stati dei cedimenti da parte di apparati dello Stato che han
portato a qualche trattativa di sorta. Si faccia il tutto celermente
sennò i nostri morti di maggio si rivolteranno nella tomba".
(AGI)
RED/OLL
DICIAMO CON FORZA NO AL CAPORALATO
Oggi nel 2020 non è tollerabile che il caporalato sia presente così massicciamente nel territorio italiano. CAPORALATO spesso è uguale a MAFIA. Il CAPORALATO è una forma moderna di schiavitù.Si tutelino tutti i lavoratori sfruttati irregolari e regolari dandogli i diritti che gli spettano anche sanando e regolarizzando. Il CAPORALATO è linfa vitale dell'agromafia
11 maggio 2020
LA MAFIA È IL PRIMO PROBLEMA DEL PAESE. RIMETTIAMO I MAFIOSI DENTRO.
La mafia è il primo problema del paese. Rimettiamo i mafiosi dentro.
Il mese di maggio storicamente è il mese in cui si ricordano i martiri uccisi dalla mafia da Gennaro Musella a Peppino Impastato a via dei Georgofili a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e tanti altri tra cui la loro scorta.
Oggi sembra che nella lotta alla mafia siamo tornati indietro di 30 anni.
Abbiamo
avuto la delegittimazione del movimento antimafia, il 41bis
ridimensionato, la messa in discussione delle interdittive
prefettizie e dello scioglimento dei comuni.
Un utilizzo sempre
più diffuso da parte dei pro-mafia del mascariamento per colpire
chi combatte.
Tra l'altro la mafia si sta rafforzando nel
periodo covid fornendo liquidità, soccorso alimentare ed
acquistando tutto ciò che è possibile come nel periodo post 89
nei paesi dell'est.
Oltre a questo si assiste da qualche mese
dopo la rivolta delle carceri, alla scarcerazione di centinaia di
boss mafiosi.
Tale scarcerazione rende forti i boss nel loro territorio e simbolicamente è un segnale nefasto per lo Stato.
I
boss devono tornare tutti dentro. Si trovi un modo che chiarisca
definitivamente che i boss mafiosi in base all'art. 4bis
dell'ordinamento penitenziario, semmai ne avessero bisogno, vanno
curati dentro la sanità carceraria che è in grado di farlo con
dei centri d'eccellenza.
In tal senso controlleremo che il nuovo
decreto raggiunga gli obiettivi prefissati.
Ora che il Dap è
ben guidato dalla coppia Petralia-Tartaglia ed è stata emessa una
circolare Dap diversa si evitino altre scarcerazioni nell'immediato
futuro.
Si approfondisca la questione della mancata nomina di Di
Matteo nel 2018 dopo che i boss mafiosi dimostrarono tutta la loro
preoccupazione.
Si
verifichi l'esistenza di un nesso tra le rivolte carcerarie e le
scarcerazioni.
Si verifichi se in questa situazione complicata
non vi siano stati dei cedimenti da parte di apparati dello Stato
che han portato a qualche trattativa di sorta.
Si faccia il
tutto celermente sennò i nostri morti di maggio si rivolteranno
nella tomba.
25 APRILE 2020 - O NOI O LORO
Il
25 aprile del 1945 Sandro Pertini proclamò lo sciopero generale a
Milano.
« Cittadini,
lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la
guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre
case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i
tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.»
I
nostri nonni e bisnonni ci hanno consegnato la libertà da un
invasore, quello nazi fascista tra mille difficoltà e con mille
sacrifici.
Oggi
a distanza di 75 anni abbiamo di fronte un altro nemico, diverso ma
altrettanto insidioso che ci sta battendo e privando delle libertà
in modo insidioso: la mafia.
Oggi
la mafia a causa del covid 19 sta attuando una strategia simile a
quella successiva alla caduta del muro del 1989: il comprate tutto.
Alberghi, ristoranti ed altre attività stanno per passare di mano.
L'usura a gogò farà il resto.
Oggi mafiosi al 41bis vengono scarcerati e messi ai domiciliari. All'ultimo Pasquale Zagaria, a quanto si apprende dal sito
https://www.poliziapenitenziaria.it/domiciliari-a-pasquale-zagaria-il-tribunale-dal-dap-nessuna-risposta-su-trasferimento-ad-altra-struttura/,
sono
stati concessi i domiciliari perché il Dap non ha dato alcuna
risposta sul trasferimento ad altra struttura. Il Dap ha negato
https://www.penitenziaria.it/carceri/scarcerazione-pasquale-zagaria-dap-abbiamo-informato-la-magistratura-di-sorveglianza-con-tre-email-3269.asp.
Si
indaghi se esiste un filo comune tra le scarcerazioni, dopo le
rivolte carcerarie.
Oggi
la mafia è sempre più brava, grazie anche all'appoggio di subdoli
ed ambiguamente ambiziosi pro-mafia, a delegittimare con il
mascariamento coloro che la vogliono annientare.
Oggi
dobbiamo resistere come 75 anni fa e porre i mafiosi di fronte al
dilemma: arrendersi o perire.
O noi o loro.
Ovviamente loro.
CORONAVIRUS - OCCHIO ALLA SCARCERAZIONE DEI BOSS
La
possibile, oggi è avvenuto il primo caso, liberazione con messa ai
domiciliari dei boss a causa del coronavirus sta distruggendo 30
anni di lotta alla mafia. Per metterli in sicurezza si trovino
soluzioni diverse rispetto ai domiciliari. Il rischio che dialoghino
con l'esterno rimane troppo alto a prescindere dai divieti. Tra
l'altro non possiamo non notare come la mafia si arricchirà ancora
di più con il coronavirus. Da sempre le mafie sfruttano le
emergenze.
La Fondazione Caponnetto invita a vigilare su quanto
avviene.
19 marzo 2020
Preoccupati per le rivolte nelle carceri. Non è questo il modo per richiedere migliori condizioni carcerarie.
“Ci si domanda se dietro tali episodi non ci sia una regia unica mirante ad ottenere l'amnistia e l'indulto. Tra l'altro da tempo esiste un movimento che mira ad abbattere norme quali il 41bis e questo desta ulteriore preoccupazione”.
Firenze 19.03.2020.- “La Fondazione Caponnetto nell'esprimere la propria preoccupazione per le rivolte nelle carceri si domanda se dietro tali episodi non ci sia una regia unica mirante ad ottenere l'amnistia e l'indulto.
Le rivolte sono avvenute in modo simultaneo da nord a sud con degli scenari simili, con le proteste esterne in contemporanea ed in un momento in cui lo Stato è in una situazione emergenziale e quindi di debolezza intrinseca.
Tra l'altro da tempo esiste un movimento che mira ad abbattere norme quali il 41bis e questo desta ulteriore preoccupazione.
Non
è questo il modo per richiedere migliori condizioni carcerarie.
Lo
Stato deve mostrare la fermezza e la umanità necessaria per superare
tale situazione che non può essere tollerata oltremodo”.
Lo dichiara Salvatore Calleri presidente Fondazione Antonino Caponnetto
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Ufficio Stampa Fondazione Antonino CaponnettoNazzareno Bisogni
28
febbraio, 2020
COMUNICATO STAMPA
“Se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall'organizzazione criminale che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento".
Firenze
28.02.2020.- "Ieri al porto di Livorno si è assistito ad un
sequestro record di 3.3 tonnellate di cocaina dirette a Marsiglia.
Oltre ai complimenti alle autorità inquirenti ed alle forze
dell'ordine Francesi ed Italiane, come Fondazione Caponnetto non
possiamo non ricordare che da anni chiediamo un maggiore controllo
dei porti toscani con in primis quello di Livorno. Il nostro ultimo
intervento risale alla relazione del 3 gennaio 2020. Il porto di
Livorno, ma non solo- abbiamo scritto e detto nel corso di una
conferenza stampa -,sarà un osservato speciale nel 2020. Non è
possibile avere paura di affrontare la questione che se un porto
è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in
parte controllato dall'organizzazione criminale– la ‘ndrangheta
nel caso di Livorno - che lo usa per non mettere a rischio il
proprio investimento.
Colpevole non affrontare il problema.
Non abbassiamo la guardia!"
Lo dichiara Salvatore Calleri presidente Fondazione Antonino Caponnetto
DAL
PROFONDO NORD RESOCONTO DEL 28° VERTICE ANTIMAFIA, IL PRIMO NELLA
LOMELLINA
Il
primo vertice antimafia nel profondo nord a Semiana (Pavia) ha
dimostrato molte cose... In primis che in questi territori non si
vuole affrontare la mafia presente sul territorio.
Nonostante
il coronavirus anche se per fortuna nostra eravamo ben distanti dai
primi casi scoppiati in queste ore, la sala era piena ed il vertice è
riuscito, ma con persone venute da fuori da tutta l'italia ma senza
nessun esponente locale né politico né sociale. Cose a cui nel
profondo sud non si assiste più da decenni. Siamo di fronte ad una
voluta sottovalutazione del problema con un indice di presenza sul
territorio delle organizzazioni criminali mafiose altissimo.
Gli
interventi dei relatori e dei premiati sono stati significativi, in
primis quello del sost. proc. naz. antimafia Cesare Sirignano che
come di consueto ha aperto il vertice che ha affrontato la questione
delle mafie al nord. Il maestro di cerimonia è stato lo splendido
direttore di Pop- Giornale Popolare, uno dei migliori giornalisti
investigativi che abbiamo in Italia. La Fondazione Caponnetto era
rappresentata oltre che da me, da Beppe Antoci.
Abbiamo
deciso di lanciare il focus sulla provincia di Pavia sulle
infiltrazioni criminali mafiose ed organizzate.
Nonostante le assenze dei cittadini locali noi non molliamo... Monitoriamo.
REPORT FATTI NEL 2020
MASSA CARRARA
https://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.com/2020/01/report-su-massa-carrara-2020.html
OSTIA
https://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.com/2020/01/report-su-ostia-2020.html
FIRENZE
http://www.omcom.org/2020/07/report-2020-omcom-su-firenze.html
INTELLIGENCE JIHADISTA NORD-AFRICANA
http://www.omcom.org/2020/12/intelligence-jihadista-nord-africana.html
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