REPORT
SU MALTA – FONDAZIONE CAPONNETTO - OMCOM
A
cura di Salvatore Calleri, Pier Paolo Santi, Aldo Musci.
Con
il contributo di Claudio Gherardini
INDICE
PROLOGO
POSIZIONAMENTO
MALTA
NEI REPORT ANTIMAFIA ITALIANI
EPISODI
CRIMINALI DA SEGUIRE
EPISODI
E NOTIZIE RILEVANTI CHE HANNO RIGUARDATO MALTA
ALCUNE
RECENTI OPERAZIONI CHE MERITANO UNA ATTENZIONE PARTICOLARE
L'OMICIDIO
DI DAPHNE CARUANA GALIZIA
L'OPINIONE
DI ALDO MUSCI
ALDO
MUSCI INTERVISTA SEN. GIUSEPPE LUMIA
L'OPINIONE
DI PIER PAOLO SANTI
CONCLUSIONI
ELENCO
CLAN ITALIANI TRACCIATI A MALTA
PROLOGO
Se
si apre il calendario atlante DE AGOSTINI si ottengono i dati
fondamentali su Malta.
Dati importantissimi per analizzare questa isola che è posizionata in un punto strategico del Mediterraneo.
Dati importantissimi per analizzare questa isola che è posizionata in un punto strategico del Mediterraneo.
La
superficie dell'isola è pari a 315,2 kmq. Gli abitanti stimati sono
434.000. I cattolici sono il 95%.
Malta
è situata tra la Sicilia e la Tunisia e di fronte alla Libia.
Ex
colonia britannica. Indipendente dal 1964 e repubblica dal 1974. Il
sistema elettorale è uninominale e la camera dei rappresentanti
elegge il presidente della repubblica.
Fa
parte della UE, ONU, Commonwealth, Consiglio D'Europa, OCSE, EBRD e
WTO.
Ha
un pil per abitante sopra i 25.000 dollari. La moneta è l'euro dal
2008.
Attualmente
Malta vive una fase di espansione economica.
L'economia
di Malta si basa essenzialmente su due settori: turismo ed attività
finanziaria.
Inoltre
esiste una industria nel settore farmaceutico, informatico,
elettronico e degli strumenti di precisione.
POSIZIONAMENTO
Malta
come abbiamo visto è situata in una posizione strategica. Strategica
e pericolosa visti gli scenari del Mediterraneo.
Trovarsi
tra la Sicilia, la Tunisia e con la capitale della Libia Tripoli di
fronte, pone l'isola al centro di numerosi traffici commerciali. Come
sempre avviene in questi casi oltre ai traffici legali ci sono quelli
illegali.
Il
sistema fiscale di Malta essendo una economia che si basa sulla
attività finanziaria è particolarmente vantaggioso per chi investe
da fuori. La facilità nelle aperture delle società maltesi è cosa
risaputa. Tale facilità unita al sistema fiscale attirano ingenti
investimenti sia leciti ma purtroppo anche in parte illeciti e legati
ai gruppi criminali internazionali.
Nel
punteggio di segretezza presente nello studio
https://www.financialsecrecyindex.com/introduction/fsi-2018-results
Malta
è al 20mo posto con un indice del 61%.
A
Malta esiste una unica Forza di Polizia dotata di sezione
antiriciclaggio
MALTA
NEI REPORT ANTIMAFIA ITALIANI
Nella
relazione del 1° sem. 2017 della DIA vi è un capitolo
dedicato a Malta che afferma:
“Malta,
grazie a un sistema fiscale privilegiato e ad una normativa che
consente la costituzione di società in tempi estremamente rapidi,
negli ultimi anni ha rappresentato un hub finanziario in grado di
attrarre cospicui investimenti, anche da parte della criminalità
organizzata italiana. Tra i settori di interesse, quello delle
scommesse online è risultato particolare sfruttato dalla ‘ndrangheta
Una conferma, in tal senso, si coglie proprio nel semestre a seguito
dell’operazione “Jonny”, condotta in sinergia tra la Polizia di
Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza. L’indagine,
del mese di maggio, ha interessato le province di Crotone, Catanzaro
e Verona, facendo luce sugli interessi della cosca ARENA, nonché
delle ‘ndrine di Borgia (CZ) e Vallefiorita (CZ), nella conduzione
delle strutture d’accoglienza per migranti e nella gestione delle
scommesse online. Un interesse, quest’ultimo, che faceva
formalmente capo ad una società avente sede a Malta. Come già
registrato in passato, la vicinanza con il territorio nazionale
potrebbe ulteriormente favorire la latitanza di soggetti appartenenti
alle consorterie mafiose. Nel semestre in considerazione, la
cooperazione di polizia con il collaterale di Malta - i cui rapporti
vengono sviluppati per il tramite del Servizio per la Cooperazione
Internazionale di Polizia - è stata contraddistinta da uno scambio
informativo riguardante soggetti giuridici collegati ad un contesto
di criminalità organizzata transnazionale”.
La
relazione della DIA del 2° semestre del 2016 in relazione ai
clan siciliani afferma che:
“già
nel precedente semestre sono stati segnalati importanti collegamenti
tra gruppi vicini alla famiglia SANTAPAOLA ERCOLANO e il territorio
maltese, risultato inserito nel circuito del traffico di armi e
utilizzato come luogo di latitanza. Anche nel periodo in esame si
sono registrate connessioni tra criminali siciliani e l’Isola in
argomento. Nel mese di settembre, infatti, presso l’area portuale
di Pozzallo (RG), militari dell’Arma dei Carabinieri e della
Guardia di Finanza hanno tratto in arresto, in un’operazione
congiunta, un pregiudicato e la figlia in attesa di imbarcarsi per
Malta. I due avevano occultato nel bagagliaio dell’autovettura
circa 20 chilogrammi di hashish e 30 di marijuana”.
In
riferimenti ai clan campani afferma che:
“il
territorio maltese, complice anche la vicinanza geografica con
l’Italia, proprio nel corso del semestre è emerso quale ulteriore
luogo di rifugio per i latitanti camorristi. In data 17 ottobre,
infatti, dopo approfondite indagini tecniche, la D.I.A. di Padova, in
collaborazione con la polizia maltese, ha individuato e tratto in
arresto a Mosta, una latitante affiliata al clan dei CASALESI. La
donna aveva lasciato il territorio nazionale dopo l’emissione a suo
carico di un ordine di carcerazione da parte dell’Ufficio
Esecuzioni Penali della Procura Generale di Venezia, una volta
divenuta definitiva la condanna nell’ambito dell’operazione
“Serpe””.
Inoltre
è stata arrestata una latitante: “come evidenziato nel capitolo
dedicato alla criminalità organizzata campana, le fruttuosa attività
di cooperazione posta in essere dalla D.I.A. in ambito
internazionale, ha consentito, il 17 ottobre 2016, di individuare
presso un’abitazione di Mosta (Malta) una latitante contigua al
clan dei casalesi, cui ha fatto seguito la cattura da parte della
D.I.A. di Padova, in collaborazione con la Polizia Maltese”.
La
relazione della DIA nel primo semestre 2016 in relazione ai
clan siciliani afferma che:
“interessanti
collegamenti con l’isola sono emersi in riferimento ad un traffico
di armi riconducile ad un noto esponente del clan CEUSI, collegato
alla famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO. Gli accertamenti condotti anche
attraverso la cooperazione internazionale di polizia, hanno acclarato
l’acquisto, con modalità informatiche, di una partita di armi
successivamente modificate ed inviate a Malta. In data 11 gennaio
2016 è stato estradato da quel Paese, ove era stato precedentemente
arrestato, il reggente del clan NARDO, vicino alla cosca catanese
SANTAPAOLA-ERCOLANO, latitante dal marzo 2009 ed inserito nell’elenco
dei latitanti pericolosi”.
Per
quanto riguarda i clan calabresi afferma che: “il territorio
maltese verrebbe utilizzato dalle consorterie della ‘ndrangheta per
riciclare i capitali di provenienza illecita, come confermato dalla
sentenza di primo grado emessa, nel mese di giugno, dal G.U.P. del
Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito di uno stralcio del
procedimento Gambling, celebrato con rito abbreviato. L’indagine –
ampiamente descritta nel corso della precedente Relazione semestrale
– ha riguardato un’organizzazione criminale, capeggiata dalla
cosca TEGANO di Reggio Calabria, che, attraverso società di diritto
estero dislocate in Austria, Spagna, Romania e nell’isola di Malta
(dove era localizzata la sede operativa del sistema), aveva
esercitato abusivamente l’attività di raccolta scommesse
sull’intero territorio nazionale, così riciclando ingenti capitali
illeciti”.
Nel
2° semestre 2015 della DIA in relazione ai clan calabresi si
afferma che: “nel semestre in esame il Paese è stato interessato
dalla più volte citata operazione “Gambling”, nell'ambito della
quale un'organizzazione di matrice 'ndranghetista avrebbe ideato una
rete commerciale, gerarchicamente strutturata, per la raccolta
illegale di scommesse on line.
Quest'ultima
controllava dal territorio reggino le attività in Austria, in Spagna
e in Romania, attraverso una società di riferimento stabilita a
Malta, che in passato aveva operato utilizzando anche licenze delle
Antille olandesi e di Panama”.
EPISODI
CRIMINALI DA SEGUIRE
Per
analizzare un territorio elencare gli episodi criminali è molto
importante in quanto permette di fare un quadro
della situazione.
della situazione.
Le
esplosioni sono molto utilizzate a Malta. 19 attentati di tal tipo a
partire dal 2010 di cui i più significativi sono stati i seguenti:
- 16 novembre 2011: una bomba colpisce ad Hamrum Keith Galea appena uscito dal carcere.
- 5 febbraio 2014: viene ucciso Joseph Galea a colpi di fucile d'assalto. Frequenti i suoi viaggi in Sicilia.
- 12 febbraio 2014: l'esperto di bombe Pietru Cassar viene ucciso a colpi d'arma da fuoco.
- 1 giugno 2014: Darren Degabriele salta in aria sulla strada per Zejtun.
- 16 gennaio 2016: Martin Cachia, più volte comparso in tribunale per droga e contrabbando viene ucciso a Marsascala saltando in aria mentre guida.
- 26 settembre 2016: una bomba con viti e sfere ferisce gravemente Josef Cassar.
- 31 ottobre 2016: John Camilleri viene ucciso nell'esplosione del suo fuoristrada a St. Paul's Bay.
- 29 gennaio 2017: Victor Calleja viene ucciso sempre mediante esplosione della propria auto a Marsa.
- 20 febbraio 2017: Romeo Bone perde le gambe in esplosione a Msida.
Questi
al momento sono casi che in base a quanto riportato dal Corriere di
Malta sono irrisolti. Corriere di Malta che è la fonte delle notizie
di cui sopra.
Questi
episodi non è detto che siano collegati tra loro, ma di sicuro le
esplosioni sono in qualche modo da collegarsi ad un modus operandi
della criminalità maltese.
EPISODI
E NOTIZIE RILEVANTI CHE HANNO RIGUARDATO MALTA
Dicembre
2013: sequestri di droga lungo la rotta Ragusa – Malta.
3
marzo 2014: un catanese residente a Malta arrestato in Toscana con 3
kg di eroina.
10
maggio 2014: armi e sigarette sequestrate a Malta.
17
agosto 2014: arrestato esponente camorra diretto a Malta.
2
ottobre 2014: arrestato esponente cosa nostra condannato
all'ergastolo.
26
marzo 2015: operazione contro il contrabbando di gasolio.
http://www.ansa.it/lazio/notizie/2015/03/26/contrabbando-gasolio-maxi-operazione_2f05cae9-f655-454c-8d90-597b55c1192b.html
12
maggio 2015: aste sospette a Ragusa con società di comodo Maltesi.
http://www.laspia.it/da-ragusa-a-malta-gli-affari-loschi-dei-trafficanti-di-aste-giudiziarie-e-le-connivenze-con-la-mafia/
1
agosto 2015: operazione gambling, 6 italiani estradati.
11
settembre 2015: esce articolo su 'ndrangheta e gioco on line a Malta.
http://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.it/2015/09/malta-ed-il-gioco-on-line-della.html
25
agosto 2016: arrestato corriere droga a Pozzallo proveniente da Malta
con 36kg di chat.
17
ottobre 2016: arrestata a Malta italiana ricercata per mafia.
http://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.it/2016/10/arrestata-malta-italiana-ricercata-per.html
27
ottobre 2016: arrestato catanese diretto con 25 confezioni di
marijuana a Malta.
14
febbraio 2017: narcos ghanese arrestato mentre era diretto a Malta.
4
maggio 2017: Arrestato corriere polacco sulla rotta pozzallo- Malta.
18
maggio 2017: inchiesta espresso su tesoretto mafie italiane a Malta.
15
giugno 2017: latitante cosa nostra arrestato a Catania al rientro da
Malta.
http://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.it/2017/06/latitante-di-cosa-nostra-arrestato.html
24
ottobre 2017: grande operazione antidroga.
http://www.corrieredimalta.com/traffico-droga-dettagli-delloperazione-portato-al-maxi-sequestro-550-kg-droga/
1
febbraio 2018: le mani di cosa nostra sulle scommesse on line in
Sicilia ed a Malta.
3
marzo 2018: Grosso sequestro in Albania di un carico di cocaina
seguente la rotta Colombia-Malta-Italia-Albania.
12
marzo 2018: A Paceville, zona frequentata da giovani viene ucciso
senza motivo.
23
marzo 2018: i trasportatori maltesi si lamentano di alcuni
trasportatori siciliani.
27
marzo 2018: crack Deiulemar, maxi sequestro a Malta.
2
aprile 2018: arrestato ricercato siciliano per operazione game over.
4
aprile 2018: circola la voce che Malta diventerà un hub importante
per le criptovalute.
ALCUNE
RECENTI OPERAZIONI CHE MERITANO UNA ATTENZIONE PARTICOLARE
Operazione
“game over”
Tale
operazione rappresenta molto bene le intenzioni di un mondo a cavallo
tra illegalità, legalità, gioco on line ed interessi mafiosi
siciliani oltre alla transnazionalità sia in riferimento alle
società che agli investimenti.
In
questo caso gli interessi toccati sono stati in 3 stati: Italia,
Malta e Sudafrica.
ANSA/
Mafia: mani clan su scommesse, in cella ''re'' del gioco
Bacchi
faceva pressing su politica per emendamento ''''sanatoria''''
(di
Lara Sirignano)
(ANSA) - PALERMO, 1 FEB - Che il settore fosse da sfruttare
il
boss Nino Rotolo, capomafia palermitano che di affari se ne
intendeva, l''aveva capito anni fa. Già nel 2005 parlando con un
altro boss di rango, Antonino Cinà, se ne era uscito così: "Nino,
vedi che la gente sta digiuna, ma a giocare ci va". Il gioco
online come nuovo core business di Cosa nostra: questo aveva predetto
Rotolo. Un''intuizione puntualmente messa in pratica dai clan che
delle scommesse hanno fatto la nuova fonte di guadagno. Sicura,
redditizia e potenzialmente una impressionante "lavatrice"
per ripulire soldi sporchi.
"Se
volessimo dare un titolo all''inchiesta, potrebbe essere
''imprenditori,
mafia, affari e tanti soldi''", ha detto il
procuratore
di Palermo Francesco Lo Voi, che ha coordinato
l'indagine
che ha svelato gli interessi delle cosche nel
settore,
portato all''arresto di 31 persone. E scoperto il ruolo di Benedetto
Bacchi, imprenditore di Partinico che, grazie a Cosa nostra, ha messo
in piedi un impero economico proprio puntando alle scommesse. Oltre
700 agenzie, irregolari e sprovviste di concessioni, in tutta Italia.
Oltre 40 solo in Sicilia dove, partendo dal nulla, Bacchi era
diventato monopolista del settore. Il gip ne ha sequestrate 46 in
diverse regioni.
Dall''inchiesta
viene fuori anche un pressing del re dei
giochi
sulla politica per l''approvazione di un emendamento che gli
consentisse di sanare, a prezzi scontati, l'irregolarità dei suoi
punti scommesse. La norma, presentata nel mille proroghe del 2016,
non è mai passata.
Il
gip che, su richiesta della dda ha disposto l''arresto di
Bacchi
per concorso in associazione mafiosa, riciclaggio,
concorrenza
sleale e violazione della normativa sulle scommesse, parla di un
"contratto" stipulato tra l''imprenditore e i vertici di
Cosa nostra. La mafia gli garantiva il monopolio delle scommesse e
dei giochi, anche minacciando chi provava ad aprire delle agenzie, e
in cambio lui pagava: da 300 a 800mila euro, dicono gli inquirenti,
ma le somme non sono quantificabili perché, anche qui in violazione
della legge, tutti i pagamenti
avvenivano
cash.
Gli
importi dipendevano dal numero dei centri che c''erano in ogni
mandamento mafioso: più alto era, più incassava la
"famiglia".
Secondo stime al ribasso l''imprenditore arrivava aguadagnare un
milione di euro al mese. E quello che non dava a Cosa nostra lo
reinvestiva. In energie rinnovabili, acquisti di terreni, come quello
su cui è sorto un supermercato Lidl di Partinico, case. Per 500mila
euro aveva comprato la villa dell''ex giocatore del Palermo Giovanni
Tedesco: il giorno dopo l'aveva rimessa in vendita per un milione e
300mila. La casa è uno degli immobili sequestrati.
A
un certo punto, non sapendo come reinvestire, aveva anche pensato di
acquistare il Giornale di Sicilia, per poi ripiegare sul quotidiano
online Livesicilia, da lui ritenuto "più cool". Ma le
trattative con uno dei proprietari della testata si sono fermate a
una fase iniziale.
A
raccontare gli affari di Bacchi, socio del boss Francesco
Nania,
anche lui tra gli arrestati e titolare di una società di
import-export
di prodotti alimentari, è un pentito: Mario
Gennaro,
calabrese, coinvolto nell''inchiesta di Reggio sugli
interessi
delle ''ndrine nel settore. Il nome di una delle
società
dell''imprenditore di Partinico, la B2875, era stato
ispirato
dalla data di nascita del collaboratore di giustizia.
La
società è una delle 9 sequestrate nel corso dell''inchiesta:otto
sono di giochi e scommesse, più quella di Nania che commerciava in
prodotti alimentari con gli Usa. Quattro avevano sede a Malta, paese
scelto, spiega il pentito, perché aprire lì attività del genere
era più semplice. Bacchi, secondo gli inquirenti, aveva interessi
anche in Sudafrica e altri paesi europei. (ANSA).
01-FEB-18
20:25 NNNN
aprire lì attività
Questa
semplicità attira le organizzazioni criminali italiane.
Interesse
confermato anche da quanto risulta emergere sempre con società
presenti a Malta nella operazione beta che ha visto gli interessi del
clan Santapaola a Messina e nel gioco. I dettagli sono ben trattati
nel seguente articolo.
www.lasicilia.it/news/messina/93789/scommesse-e-video-poker-cosa-nostra-vince-sempre-le-carte-dell-operazione-beta.html
Emerge
in particolare che “A
Malta, infatti, ci sono le sedi delle società che gestiscono i
server. Ma anche «soggetti operanti in nome e per conto del
sodalizio nell'attività telematica di raccolta delle scommesse, in
quella burocratico/amministrativa connessa alle intestazioni dei siti
a prestanome all'uopo incaricati, e, soprattutto, nella gestione dei
proventi maturati sul territorio italiano e fatti arrivare in loco in
modo clandestino al di fuori di qualsiasi controllo del sistema
fiscale italiano»”.
OPERAZIONE
ANNO ZERO
L'operazione
“anno zero” che ha colpito in modo molto consistente il gruppo
vicino a Messina Denaro riguarda anche gli interessi su Malta.
Nell'ordinanza
si legge:
“SCAMINACI:
Certo!
ALLEGRA:
Perché prima questo qua … lo sparlavano forte a quello, poi
quando … c’è un certo periodo di tempo, quello mi ha chiamato
e c’erano 50.000 euro in sospeso, glieli portava lui a Vincenzo …
di 50.000 euro sono rimasti 32.000 euro … 32.000 euro hanno fatto
tutti i conti, poi dice che se ne sono andati a Malta con il socio ed
hanno sistemato tutte cose … e poi lui ha cominciato a preparare …
inc. … ora gli ha detto che vuole un sito solo per lui e glielo
deve dare quello … perché quello è un poco più forte”
Così
MACALUSO, nell’interrogatorio reso a questa D.D.A. il 13 febbraio
2018, spiegava nel dettaglio i rapporti tra cosa nostra e i
proprietari dei siti di scommesse sportive on line, descrivendo le
modalità di infiltrazione mafiosa, i siti leciti ed illeciti
utilizzati per le scommesse, i sistemi per sfuggire ai controlli
amministrativi:
…omissis…
… ho
iniziato a collaborare con la Procura di Palermo intorno al 15
gennaio 2018, a seguito dell’arresto per l’operazione Talea”.
A.D.R.:
per quanto mi risulta, “cosa nostra” ha iniziato a interessarsi
del settore delle scommesse sportive on line intorno al 2013-2014.
A.D.R.:
l’infiltrazione è avvenuta stringendo accordi con i proprietari
dei siti di scommesse, molti dei quali vengono aperti a Malta, che
garantisce un regime fiscale molto più favorevole.
A.D.R.:
i siti per le scommesse sportive sono di due tipi. Quelli con
dominio .it sono quelli ufficiali ed autorizzati, per la cui gestione
si pagano le tasse, e i guadagni sono minori. Invece nei siti con
dominio .com tutto viene gestito sotto banco, non si pagano le tasse
e il ricavato è decisamente superiore.
A.D.R.:
all’interno delle agenzie di scommesse sportive vi sono dei
sistemi per occultare l’impiego dei siti di scommesse .com, che
vengono immediatamente disattivati in caso di controllo.
A.D.R.:
anche i pagamenti da parte del “banco”, nel caso in cui vinca il
cliente, avvengono in “nero” e mediante contanti. La affidabilità
dei proprietari dei siti risiede proprio nella loro capacità di
pagare anche le più grosse vincite, mediante ingenti somme di denaro
che vengono versate in contanti. Ritengo che questi soldi provengano
da qualcuno che è dietro, e gestisce il sito insieme ai proprietari
ufficiali.
…omissis….
A.D.R.:
i sistemi con cui cosa nostra realizza l’accordo con i proprietari
dei siti sono due. Secondo un primo modello, il proprietario del sito
(BACCHI) doveva dare 200 euro al mese a cosa nostra per ogni punto
scommesse della sua piattaforma (BET 28) che apriva nella città di
Palermo.
A.D.R:
per esempio, nel mio mandamento di Resuttana Ninì BACCHI ha aperto
17 punti scommesse, così garantendo un introito per le casse di cosa
nostra pari a 3400 euro al mese.
A.D.R.:
l’altro sistema era che BACCHI dava la possibilità al titolare
dell’agenzia di gestire un proprio autonomo pannello virtuale. In
questo caso noi mafiosi avevamo una percentuale sui guadagni, mentre
BACCHI prendeva il resto della vincita. In sostanza era una forma di
società.
…omissis..
A.D.R..
Il sito ufficiale con cui BACCHI apriva le agenzie era .it, ma di
fatto gestiva anche dei siti .com.
A.D..R:
BACCHI si preoccupava anche di fornire arredamento, computer e tutto
quello che serviva nell’agenzia di scommesse….omissis…”.
...Qualche
mese dopo, esattamente il pomeriggio del 9 agosto 2017, era lo stesso
CATTANEO a parlare - nel corso di un soliloquio intercettato
all’interno della sua Jaguar - della necessità di spiegare
qualcosa di importante a “Matteo” .
Quel
pomeriggio CATTANEO, che era appena rientrato da un viaggio a Malta
per un meeting con personaggi legati al mondo del gambling, veniva
dapprima intercettato mentre parlava con una ragazza che aveva
viaggiato insieme a lui a Malta, identificata in Emanuela CATANZARO.
All’inizio
la conversazione verteva sul soggiorno dei due a Malta, poi CATTANEO
raccontava alla ragazza degli accordi raggiunti per l’utilizzo di
un server da impiegare per un sito di nuova realizzazione, che si
sarebbe aggiunto a quelli già in uso, locati in Serbia e ad Ibiza.
I
passaggi più significativi erano tuttavia quelli intercettati quando
CATTANEO - rimasto ormai da solo in auto- si lasciava andare ad un
vero e proprio soliloquio, trattando un argomento che non avrebbe
evidentemente potuto esternare alla giovane donna.
Dalle
parole di CATTANEO si intuiva che in occasione del suo viaggio a
Malta aveva incontrato qualcuno vicino all’organizzazione mafiosa,
che gli aveva contestato alcuni suoi comportamenti, verosimilmente
connessi alla gestione delle attività di gioco on line.
Per
tale motivo CATTANEO, ritenendo di essere stato ingiustamente
rimproverato, decideva di provare a rintracciare immediatamente una
persona che a suo avviso era in grado di far giungere le sue
giustificazioni a “Matteo”, soggetto che potrebbe identificarsi –
anche alla luce della conversazione intercettata nel suo ufficio il
precedente 12 maggio - nel noto Matteo MESSINA DENARO.
Pertanto,
pur temendo che la persona da rintracciare si fosse ormai trasferita
al mare, essendo pieno agosto, CATTANEO provava comunque a
rintracciarlo, giungendo in via Enrico Toti di Castelvetrano, dove
parcheggiava e scendeva dall’auto.
Ecco
i passaggi del soliloquio di CATTANEO:
CATTANEO:
...inc .... minchia, non ne potevo più ... Il viaggio più
brutto, quello mio, è stato con... come cazzo si chiama quello
.....(incompr.)....
...(segue
pausa di silenzio)...
CATTANEO: Ma
intanto! ...(incompr.)... una bella bugia. Lo so, ci parlo.. che ci
devo dire..., dico..così ..rottura di coglioni, ... ma lui si è
spostato ......(pausa di silenzio).... mi sa che è a ...inc..mare..
....(starnutisce)....
Dopo
una breve pausa di silenzio:
CATTANEO: poi
vediamo se..inc...., lo spiego subito a Matteo, il motivo c'è! Non è
che non c'è! ".
Immediatamente
dopo si ferma. “
L'OMICIDIO
DI DAPHNE CARUANA GALIZIA
L'omicidio
di una giornalista non è mai tollerabile in qualunque parte del
mondo, e men che mai in una bellissima isola come Malta.
Il
16 ottobre 2017 Daphne Caruana Galizia veniva uccisa facendola
saltare in aria con l'esplosivo mentre era al volante.
Sono
stati eseguiti degli arresti dei presunti esecutori, ma le indagini
sui mandanti registrano notevoli difficoltà. Le piste da seguire
sono sia interne che esterne.
Tale
omicidio dimostra una cosa: Malta è vicino al suo punto di non
ritorno.
L'OMCOM
seguirà tale caso con la massima attenzione fino al momento in cui
la verità verrà ristabilita.
In
tal senso l'interrogazione del sen. Lumia va presa nella massima
considerazione.
“ePub
Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di
Sindacato Ispettivo n° 4-08316
Atto
n. 4-08316 Pubblicato il 31 ottobre 2017, nella seduta n. 907
LUMIA
-
Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari
esteri e della cooperazione internazionale.
-
Premesso che, secondo quanto risulta all'interrogante:
come
emerge da numerose notizie di stampa, la giornalista investigativa
maltese Daphne Caruana Galizia (53 anni) è stata uccisa da una bomba
piazzata sulla sua auto. Con le sue inchieste, la giornalista aveva
messo in luce presunti legami tra il primo ministro maltese Muscat ed
il regime azero e accuse di corruzione; la giornalista, dopo essere
salita a bordo della Peugeot 108 che aveva preso in affitto, intorno
alle ore 3 del pomeriggio, a due passi da casa, a Bidnija è saltata
in aria. Mezz'ora prima aveva pubblicato il suo ultimo articolo del
suo blog "Running Commentary", che si concludeva con la
frase "ci sono criminali ovunque si guardi, la situazione è
disperata". Il cadavere della cronista, come riferito dagli
stessi agenti di Polizia, era irriconoscibile. Lo stesso premier
maltese Joseph Muscat ha condannato il grave accaduto: "Tutti
sanno quanto Galizia fosse critica nei miei confronti, ma nessuno può
giustificare questo atto barbaro". Il premier inoltre ha fatto
appello all'unità nazionale e promesso che non avrà pace "finché
non verrà fatta giustizia"; la cronista, solo 15 giorni prima,
aveva sporto denuncia dopo aver ricevuto minacce di morte. Aveva
iniziato la professione giornalistica scrivendo per il "Sunday
Times of Malta" e successivamente per il "The Malta
Independent". Solo pochi anni fa lanciò il suo blog, attraverso
il quale denunciava atti illeciti e frecciate al Governo in carica,
in particolar modo sul fronte economico, essendo divenuta Malta un
vero e proprio paradiso fiscale; è solo di qualche mese fa lo
scandalo emerso da un'inchiesta dove "l'Espresso" ha svolto
un ruolo chiave per l'Italia, patrocinata dal consorzio giornalistico
Eic (European investigative collaborations), dove si smascherava il
vero ruolo dell'isola: "Malta fa da base pirata per l'evasione
fiscale in Ue"; la giornalista nel 2016 si era occupata dei
"Panama papers", scoprendo che due compagnie offshore erano
intestate al Ministro dell'energia maltese Konrad Mizzi e al capo
dello staff del premier, Keith Schembri. Ed ancora ad aprile 2017,
sul suo blog, aveva rivelato al mondo uno scandalo di petrolio e
tangenti pagate, secondo i documenti pubblicati, dal regime
dell'Azerbaijan ai vertici del Governo maltese, coinvolgendo la
moglie del premier Muscat, Michelle, accusandola inoltre di essere la
proprietaria di "Egrant", la terza compagnia panamense
citata nei Panama Papers; dalle inchieste emergono finanziamenti per
milioni di euro e legami sospetti con il regime azero di Ilham
Aliyev, tanto da far arrivare il Paese ad elezioni, ma Muscat nega
tutto e viene rieletto. La cronista si concentra così su Adrian
Delia, il leader del partito nazionalista maltese, accusandolo di
aver fatto l'avvocato per una compagnia maltese con base a Londra che
era finita nelle maglie di un'inchiesta per corruzione. Il premier
ora ha annunciato un'inchiesta, cui parteciperà anche l'FBI
statunitense; inoltre, dalle inchieste della cronista sarebbero
emersi collegamenti con il nostro Paese per il traffico di petrolio e
di immigrazione clandestina. Come è emerso da numerose notizie di
stampa, infatti, è solo di pochi giorni fa l'operazione condotta
dalla Procura di Catania, con a capo il procuratore Carmelo Zuccaro,
in collaborazione con la Guardia di finanza, grazie alla quale è
stata sgominata un'organizzazione criminale per traffico
internazionale di gasolio. È lo stesso procuratore Zuccaro a
riferire che "La Libia resta uno degli scenari più caldi. Dove
avviene anche un traffico di essere umani. Ma qui vi è anche
contrabbando di gasolii: sul quale siamo riusciti a fare piena luce".
Nell'operazione sono state arrestate 9 persone tra i quali libici,
maltesi ed anche un catanese. Quest'ultimo, Nicola Orazio Romeo, è
ritenuto vicino alla famiglia Santapaola-Ercolano. Romeo figura tra i
componenti di società intermedie che servivano a nascondere il
traffico illecito. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa
nei confronti di 9 soggetti (6 dei quali in carcere e 3 agli arresti
domiciliari) in quanto promotori, organizzatori e partecipi di
un'associazione a delinquere internazionale dedita al riciclaggio di
gasolio libico illecitamente asportato dalla raffineria libica di
Zawyia (a 40 chilometri ad ovest da Tripoli) e destinato ad essere
immesso nel mercato italiano ed europeo anche come carburante da
autotrazione. L'indagine portata avanti dalla Procura ha portato alla
luce un traffico enorme da 80 milioni di chili di gasolio che al
netto del mercato attuale produce ricavi molto ingenti (oltre 30
milioni di euro). Il petrolio veniva trasportato con i pescherecci
verso la Sicilia (Augusta e Mazara del Vallo), Civitavecchia e
Venezia, passando prima per Malta. I distributori erano appartenenti
al circuito Eni, che ha denunciato in passato anomalie legate agli
introiti: tutti i distributori, all'incirca una decina, di Catania e
provincia; a Malta, l'utilizzo dell'autobomba non è un fatto
isolato, si contano decine di omicidi avvenuti con tale modalità.
Per
la giornalista, infatti, non si sono esclusi moventi esterni che
riguardano attività di riciclaggio che coinvolgerebbero
organizzazioni criminali di stampo mafioso, si chiede di sapere: se
il Governo intenda collaborare con gli investigatori maltesi così
come, a quanto pare, sta facendo l'FBI, al fine di individuare
responsabili e mandanti di un omicidio che deve essere valutato come
un attacco alla libertà di stampa e alla stessa comunità
internazionale; quali attività intenda promuovere per comprendere
l'origine dell'esplosivo e verificare il circuito criminale che ha
consentito un attentato di tale proporzione; quale cooperazione
giudiziaria e di polizia il Governo italiano intenda intraprendere
per colpire i traffici illeciti tra Malta e l'Italia, alla luce
dell'operazione che la Procura di Catania ha portato avanti”.
L'OPINIONE
DI ALDO MUSCI
MALTA:
crocevia geopolitico di traffici illeciti e di mafie transnazionali
L’estremo
sacrificio di una cronista d’assalto sull’altare del giornalismo
investigativo e della lotta al crimine organizzato
Il
tragico evento accade il 16 ottobre 2017. La placida campagna intorno
a Bidnija, un borgo di Mosta sull’isola di Malta, a 20 chilometri
dalla capitale La Valletta, è scossa da una duplice deflagrazione:
salta in aria la Peugeot 108 guidata dalla giornalista Daphne Caruana
Galizia. Una scena horror si presenta agli occhi dei soccorritori.
Pezzi del corpo della donna, misti ai detriti del veicolo sono sparsi
nel terreno circostante. Trenta minuti prima dell’esplosione
l’ultimo post della coraggiosa cronista: “La situazione è
disperata. Ci sono criminali ovunque si guardi adesso”. Drammatica
la testimonianza del figlio Matthew: “Non dimenticherò mai quella
corsa nei campi divenuti un inferno. Cercavo un modo per aprire la
portiera dell’auto, il clacson suonava… urlavo ai due poliziotti
di usare l’unico estintore che tenevano in mano. Ho guardato a
terra, ovunque brandelli del corpo di mia madre. Ho capito che
avevano ragione, non c’era più niente da fare… - E poi ha
aggiunto - Mia madre è stata assassinata perché era per lo Stato di
diritto e lottava contro chi vuole violarlo. Ecco dove siamo: in un
Paese mafioso dove puoi cambiare genere sulla carta d’identità, ma
vieni ridotto in pezzi se eserciti le tue libertà”.
L’attentato
ha suscitato immediate reazioni da parte dell’establishment
dell’Isola, quasi a smentire le accuse del figlio della vittima. Il
Primo ministro, Joseph Muscat, ha dichiarato a caldo: “Non avrò un
attimo di riposo fino a quando non saranno assicurati alla giustizia
i mandanti e i responsabili di questo crimine. L’indagine – ha
annunciato - è condotta dalle autorità di Malta in collaborazione
con l’FBI e gli altri servizi di sicurezza europei, affinchè si
giunga alla verità e sia fatta giustizia”.
Le
prime dichiarazioni degli inquirenti, a poche ore dalla tragedia,
confermano la pista della malavita organizzata: “E’ stata
un’esecuzione mafiosa – dice un investigatore che conosce bene il
modus operandi della mafia – Una macchina presa a noleggio, un
comando a distanza, due esplosioni… Dobbiamo ancora terminare le
analisi, ma sembra materiale raffinato, non certo esplosivo che si
può trovare a Malta. Lo dico chiaramente: sembra materiale
italiano…”. Nella prima fase vengono battute due piste: quella
del noleggiatore dell’auto e quella relativa alle sette autobomba
fatte esplodere negli ultimi tre anni, attentati sempre legati al
narcotraffico. Con il prosieguo delle indagini si arriveranno a
ipotizzare addirittura 42 piste possibili, tutte legate all’attività
investigativa della giornalista che, in 30 anni di lavoro, le ha
fruttato molti nemici.
Il
delitto ha un’immediata eco internazionale che squarcia la coltre
di silenzio e di relativa indifferenza che ricopre la realtà scomoda
dell’isola, avviluppata da anni in un intreccio politico-mafioso
denso e vischioso che ha radici lontane, che affondano nella
geografia e nella storia, determinando una posizione geopolitica
affatto speciale. Appare utile ai fini della nostra ricerca
riepilogarne sinteticamente le tappe fondamentali.
Cenni
wikipediani di storia e geopolitica della perla del Mediterraneo
La
Repubblica di Malta è uno stato insulare dell'Europa merdionale,
membro dell'Unione
europea.
Consiste in un arcipelago
situato nel Mediterraneo,
a 80 km
dalla Sicilia,
a 284 km
dalla Tunisia
e a 333 km
dalla Libia,
compreso nella regione
fisica italiana.
Con un'estensione di 315,6
km²è
uno degli Stati più piccoli e densamente popolati al mondo. La sua
capitale è La
Valletta,
ma la città più abitata è Birchircara.
L'isola principale è caratterizzata da un grande numero di cittadine
che, insieme alla capitale, formano una conurbazione di 368.250
abitanti.
Il
Paese ha due lingue ufficiali, il maltese
e l'inglese.
L'italiano,
lingua ufficiale fino al 1934,
è molto diffuso, parlato correttamente da più del 66% dei maltesi.
Malta
è internazionalmente conosciuta come località turistica, per lo
svago e soprattutto per la cultura, dato che nel Paese si trovano ben
tre siti dichiarati dall'UNESCO
patrimonio dell'umanità: la capitale La
Valletta,
l'Ipogeo
di Hal Saflieni
e i templi
megalitici.
L'ingresso nell'Unione
europea
è avvenuto il 1º maggio 2004
e dal 1º gennaio 2008
è entrata a far parte dell'Eurozona.
Malta è inoltre membro del Commonwealth.
Continua
su https://it.wikipedia.org/wiki/Malta
Mille
intrighi, delitti e segreti
L’omicidio
di Daphne Caruana Galizia rappresenta un caso esemplare che rinvia
direttamente al groviglio di misteri, delitti e intrighi che
innervano il sistema di potere dominante sull’Isola. Non a caso,
erano apparsi sul suo blog articoli che hanno messo in serio
imbarazzo il Governo maltese, soprattutto il premier Muscat. Uno per
tutti, il pezzo che ha svelato come la Egrant Inc., società
registrata a Panama, appartenesse a Michelle Muscat, moglie del primo
Ministro, con il coinvolgimento di altri membri dell’establishment:
Konrad Mizzi (Ministro dell’energia e della salute) e Keith
Schembri, capo dello staff dello stesso premier. Inoltre, la
giornalista ha pubblicato anche documenti che dimostrano come la
società panamense abbia ricevuto nel 2016 diversi bonifici milionari
da parte della Al Sabra FZCO, società off-shore registrata a Dubai e
di proprietà di Leyla Aliyeva, figlia del dittatore
dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. Causale dei versamenti, la firma di
numerosi accordi da parte del regime azero con il Governo de La
Valletta. C’è un altro episodio che riguarda rilevante: il
proprietario e presidente della Pilatus Bank, l’iraniano Seyed Ali
Sadr Hashemi Nejad, viene sorpreso mentre esce da una porta
secondaria dell’istituto di credito recando con sé pesanti e
voluminose valige. Si trattava dei documenti finiti nell’occhio del
ciclone? Probabilmente sì, giacchè il 21 marzo 2018 le autorità
americane arrestano a Dulles in Virginia proprio il banchiere
iraniano con l’accusa di aver aggirato le sanzioni Usa nei
confronti del suo Paese di origine. Secondo fonti del Dipartimento di
Stato, Nejad avrebbe fatto transitare attraverso il sistema
finanziario americano oltre 115 milioni di dollari grazie a un
contratto di costruzioni con il Venezuela. Ora il caso è di
competenza del tribunale di New York.
Al
centro dell'attenzione pure l’opposizione al Governo Muscat, come
segnalato ripetutamente dalla stessa Daphne Galizia che ha accusato
il leader dell’opposizione nazionalista, tal Adrian Delia, di
gestire per interposta persona, E. Manuel Bajda, un bordello nel
quartiere di Soho a Londra, ma anche di connessioni col narcotraffico
e, in particolare, con uno dei boss, tal Andre Falzon, meglio noto
come Id-Diesel.
La
preoccupazione e la denuncia per la situazione maltese non sono
state, tuttavia, soltanto appannaggio della coraggiosa giornalista
recentemente scomparsa. Lo testimoniano alcuni fatti
incontrovertibili. In primo luogo l’intervento dell’FBI che ha
collaborato alle indagini che hanno portato all’arresto di dieci
sospetti autori del delitto. Ma anche, soprattutto, l’invio da
parte di Bruxelles di sette europarlamentari nell’Isola per
rendersi conto della situazione, i quali hanno dichiarato di aver
avuto “la percezione dell’impunità”. Dello stesso tenore i
commenti dei membri della Commissione parlamentare antimafia in
visita a Malta il 23 e 24 ottobre 2017. Il senatore Mario Michele
Giarrusso, ad esempio, ha detto: “Il viaggio era stato programmato
da tempo per acquisire elementi su pratiche di riciclaggio.
L’autobomba – ha aggiunto – sarebbe esplosa il 16 ottobre
proprio per chiudere definitivamente la bocca di Daphne Caruana
Galizia prima dell’arrivo della Commissione”.
Pure
esplicita è stata Rosy Bindi, presidente della Commissione
antimafia: “Malta è da molto tempo sotto osservazione perché
diventata un luogo in cui la mafia italiana agisce nel traffico di
droga, nel gioco d’azzardo, nell’immigrazione e nel traffico di
petrolio: tutti business che vedono coinvolti cittadini italiani”.
Cuore
nevralgico del Mediterraneo
Perché
Malta è divenuta terra di conquista da parte delle mafie
transnazionali? Questa la domanda chiave che scaturisce a partire
proprio dal delitto di Daphne Galizia e soprattutto dalla sua
attività investigativa a tutto campo. Comincia così a chiarirsi
meglio lo scenario complessivo, segnato dalla presenza radicata delle
mafie italiane (Cosa Nostra, Camorra, ‘ndrangheta), di quella
libica, legata al contrabbando petrolifero e persino di quella russa,
dedita al riciclaggio e allo strozzinaggio di alto bordo. Cosa ha
spinto tutte queste organizzazioni criminali a far base operativa
sull’Isola? Indubbiamente il fatto che essa rappresenti una sorta
di cuore nevralgico del Mediterraneo, come insegna la Storia, conteso
crocevia geopolitico sotto diversi punti di vista:
strategico-militare, economico commerciale, finanziario, migratorio e
persino turistico, grazie alle sue bellezze naturalistiche. Diverse
le cause e le circostanze di questo successo. Anzitutto, la bassa
tassazione vigente. Soltanto l’8% di Iva e la privacy di garanzia
che ne fanno un paradiso fiscale a pieno titolo. Soltanto nel 2015,
ad esempio, il Governo maltese ha restituito alle società straniere
2 miliardi di euro di tasse, che avrebbero dovuto essere pagate
altrove. Secondo il company act, che disciplina proprio il regime
delle società, sono noti solo i nomi degli imprenditori locali e non
degli investitori stranieri che rimangono nell’ombra. In altre
parole, un’ottima lavatrice del denaro sporco. Non a caso, nel 2016
erano iscritte alla camera di commercio di La Valletta ben 53.247
società, facenti capo a circa 78mila proprietari. Altro importante
atout dell’isola, la collocazione geografica che ne fa uno snodo
centrale di connessione fra Europa continentale e Africa, con
l’Italia come cuscinetto intermedio. Ecco perché gran parte dei
flussi del narcotraffico, dell’immigrazione e persino della
prostituzione passano per questa via. Di particolare rilievo anche il
contrabbando di petrolio che, partendo dalla Libia, staziona al largo
di Malta e transita a bordo di petroliere russe, facendo rotta
proprio verso la Penisola. Un sistema criminoso che arreca un danno
alle casse del nostro Paese valutabile in centinaia di milioni. Si
calcola che i Paesi dell’Unione europea siano stati privati
nell’ultimo decennio di circa 8,2 miliardi di euro.
La
cassaforte delle cosche tricolori
Il
rompicapo di ogni organizzazione malavitosa, mafie in primis, è cosa
fare dell’ingente quantità di denaro contante derivante dalle
attività illecite gestite. Un vero e proprio paradosso, per la gente
comune, costantemente alle prese con la carenza di soldi. Diversi i
metodi adottati per affrontare il problema. I narcos colombiani e
messicani, ad esempio, sono arrivati a seppellire sotto terra le
montagne di banconote accumulate, oppure ad affittare appartamenti
dove stivarle, spostandole periodicamente da una stanza all’altra
per evitare la muffa. La soluzione migliore, però, è il riciclaggio
in imprese e attività lecite. Ovviamente occorre disporre delle così
dette “lavatrici del denaro sporco”. In genere, stati di piccole
dimensioni collocati nei luoghi più remoti del pianeta che fanno la
loro fortuna ospitando banche molto compiacenti verso qualunque tipo
d’investitore, cui garantire anonimato, immunità e impunità, e
assicurandogli un’imposizione fiscale prossima allo zero. Li
chiamano porti off-shore. Pensate quale appetito potrebbe suscitare
nei boss e negli evasori di tutto il mondo una di queste “magiche
località” situata nel mezzo del Mediterraneo a due passi
dell’Italia, del Nord Africa, per giunta membro dell’Unione
europea e del Commonwealth, governata da un ceto politico complice in
quanto assolutamente corrotto e corruttibile. E’ il caso di Malta.
Ad averlo capito sono stati, forse per primi, i clan di casa nostra
che, da anni, hanno iniziato a trasferire ingenti somme sull’Isola
investendo alla luce del sole in attività diversificate: locali
notturni, ristoranti, società di gaming. Per raccontare questa
storia straordinaria dobbiamo rifarci all’ottimo servizio
d’inchiesta pubblicato da L’Espresso nel maggio del 2017
(Maltafiles, così la
mafia ha portato i suoi tesori nell’isola (e investito
nell’azzardo).
Le
tracce mafiose che portano a Malta sono state scoperte per caso.
Siamo nel 2005, quando Nicola Schiavone, figlio del boss Sandokan,
smarrisce il portafoglio per strada. Lo ritrovano i carabinieri del
Ros, gonfio di banconote ma anche di un biglietto da visita che si
rivelerà particolarmente interessante. Sembra l’incipit di un
giallo, invece è una circostanza reale. Appartiene a Bruno Tucci,
imprenditore italiano residente proprio sull’Isola. Partono così
le intercettazioni. Non ci vuol molto per i carabinieri a capire che
l’uomo è una “testa di legno” del clan dei Casalesi.
Attraverso di lui i boss intendono riciclare il loro tesoro in
iniziative legali. Per bloccare sul nascere l’operazione, i
magistrati trasmettono una rogatoria alle autorità de La Valletta.
Devono attendere parecchio per avere una risposta parziale e
incompleta. E’ il segno della complicità dei vertici maltesi.
Riescono comunque a sapere che mister Tucci è azionista della Mbt
Services Limited, società fondata nel 1996, e la Genergia Ltd,
creata nel 2010. Nessuna delle due ha mai pubblicato un bilancio,
occultando così il reale patrimonio detenuto.
Alla
pista della Camorra se ne aggiungo altre, quella, ad esempio, che
conduce direttamente ai Calabrò, famiglia di narcos della
‘ndrangheta, esperti nel trattare l’import di cocaina con i
cartelli sudamericani, originari di San Luca in Aspromonte. L’anello
di congiunzione si chiama Haru Pharma Limited, sede legale a Balzan,
nei pressi della capitale maltese. Anche in questo caso non è stato
mai depositato alcun bilancio. Si sa, però, che l’azionista unico
è la Haru Pharma Holding Limited, registrata nell’isola di Saint
Kitts e Nevis, porto off-shore caraibico facente capo al Regno Unito,
mentre il direttore della filiale maltese è tal Sebastiano Calabrò.
E il gioco è fatto. La cosa curiosa è che lo stesso Sebastiano
(“Bastianeddu”) lavori presso la farmacia Caiazzo, uno dei più
antichi negozi di Milano.
Il
gioco d’azzardo sembra l’attività legale che i boss preferiscono
avviare in terra maltese. Lo dimostrano diverse inchieste giudiziarie
come Gambling,
ad esempio, che ha portato al sequestro di 2 miliardi di euro
riciclati. Mario Gennaro al centro delle indagini. Pentitosi dopo
l’arresto, ha vuotato il sacco. Sarebbe stato inviato nell’ex
colonia britannica dalle cosche più potenti per investire in siti di
poker e scommesse online. Gennaro poteva contare su circa una ventina
di società collegate al marchio commerciale Betuniq, a sua volta
controllato dalla Uniq Group Limited il cui principale azionista è
la Gvm Holdings, fiduciaria controllata da David Gonzi, avvocato e
figlio dell’ex premier Lawrence Gonzi. Un perfetto sistema di
scatole cinesi. L’ennesima prova dell’intreccio perverso fra
politica e malaffare.
Ma
non finisce qui. Non c’è limite alla “fantasia imprenditoriale”
della ‘ndrangheta. Si materializza persino agli occhi degli
inquirenti italiani un’Israele connection. Chiave di volta del
business criminale è tal Ehud Goldsmith (Udi), israeliano con
passaporto tedesco residente a Lecco. Secondo i magistrati, questo
singolare personaggio sarebbe a “completa disposizione” del clan
Raso-Gullace della piana di Gioia Tauro. Udi è accusato dalla
procura calabrese di “aver favorito le attività imprenditoriali
del sodalizio criminale, specie nel settore delle slot machine e con
riguardo allo sviluppo di una piattaforma software per gestire le
giocate del poker online da far sviluppare in Israele e da omologare
in Italia. Inoltre, risulterebbe azionista di due imprese (Wantedplay
Limited, Beproga Limited) fondate da Stefania Casati, moglie di
Antonio Pronestì, parente del defunto boss Girolamo Raso. Insomma,
un labirinto di connessioni.
Dalle
slot machine ai Casinò il percorso è breve. Sotto la lente degli
inquirenti questa volta ci va Fernando Orlandi, per alcuni anni
presidente del Casinò di Venezia a Malta, nel quale la figlia del
boss Nicola Femia (condannato a 26 anni di reclusione per mafia)
avrebbe investito parte del tesoro familiare. Lo stesso Orlandi,
domiciliato a Londra, risulta poi azionista della Sportalnet Limited,
ditta fornitrice di “software e sistemi innovativi per il gaming
digitale” che, a sua volta, è collegata alla International Trust
Ltd. Una fiduciara maltese dietro la quale si celano personaggi
rimasti nell’ombra. Insomma, il solito incastro fra scatole cinesi.
Non
solo camorra e ‘ndrangheta, tuttavia, nel grande business del gioco
d’azzardo in terra maltese. Non poteva mancare “l’autorevole”
presenza di Cosa Nostra, rappresentata da mister Antonio Padovani da
Catania. Un signore già inquisito e sottoposto a confische e
sequestri di beni da parte della Guardia di Finanza. E’ alla sua
abilità d’imprenditore e mediatore spregiudicato che i magistrati
di Napoli attribuiscono la creazione della joint venture che ha
ricomposto le tre sigle del malaffare transnazionale nella gestione
di sale bingo e slot machine nell’Isola. Attività febbrile
confermata anche da recenti inchieste giudiziarie come l’operazione
“Game Over” (31 arresti), lanciata dall’Antimafia di Palermo
contro la Phoenix Ltd e il marchio B2875.com, che ha evidenziato
connessioni tra i titolari delle società maltesi inquisite e i clan
di Cosa Nostra palermitani. Fatto sta che nel febbraio 2018
l’Authority maltese ha dovuto intervenire questa volta bloccando la
piattaforma facente capo a Benedetto Bacchi e i siti collegati,
togliendo la licenza alla suddetta Phoenix Ltd e congelando i conti
degli scommettitori. Così il Bacchi è finto in manette accusato di
associazione mafiosa, illecita concorrenza e altri reati, essendo
considerato vertice di un’organizzazione criminale capace di
ricavare un milione di euro al mese.
Il
rischio di trasformazione in una sorta di stato criminale al centro
della contesa geopolitica internazionale
La
nozione di “Criminal State” è stata recentemente coniata da
analisti e scienziati politici di livello internazionale per definire
il mutamento della forma-Stato nell’era della globalizzazione. Si
tratta di una categoria analitica che può essere sinteticamente
ricondotta ai seguenti fattori di carattere sia strutturale che
sovrastrutturale:
- il ciclo economico legale integrato con il ciclo illecito. Le attività criminali non rappresentano, pertanto, una patologia limitata del sistema, ma una componente coessenziale a esso;
- la scomposizione della classe dominante (un tempo la borghesia di marxiana memoria) in un arcipelago di gruppi di potere in competizione fra loro (corporazioni, caste, cricche e cosche) che sostanziano la così detta “costituzione materiale”;
- il ceto politico ridotto a casta autoreferenziale, privilegiata, parassitaria e corrotta, in piena complicità e osmosi con i vertici dei sistemi criminali organizzati;
- l’espropriazione della sovranità popolare da parte di elite di comando totalmente indifferenti verso l’interesse generale e la conseguente metamorfosi della democrazia in un mero simulacro nel senso baudrillardiano del termine.
A
questo punto della ricerca sul “caso Malta”, acquisiti i dati e
le informazioni ricavati dalle principali inchieste giudiziarie e
giornalistiche in materia, riteniamo di poter azzardare alcune
parziali conclusioni: Malta si conferma importante cerniera fra
Europa e Africa nel cuore del Mediterraneo - teatro segnato da
tensioni e acuti conflitti geopolitici fra Nord e Sud, Est e Ovest
-configurandosi come un hub ideale per speculatori finanziari,
organizzazioni criminali e terroristiche, apparati d’intelligence
di varia matrice. In altre parole un Paese che rischia di rientrare
perfettamente entro il perimetro della categoria “Criminal State”.
Dunque, non un suggestivo teorema giornalistico – magari alimentato
dal blog della defunta Daphne - bensì una realtà empiricamente
verificabile. Lo dimostrano i dati e gli elementi oggettivi sin qui
emersi. Il Pil ufficiale dell’Isola ammonta a 10 miliardi di euro,
praticamente un’inezia rispetto alla mole di affari e denaro
prodotti dalle speculazioni finanziare che partono dall’Isola. Non
a caso, 580 fondi d’investimento vi operano, generando utili che
rappresentano il 789% del Pil nazionale, come segnala Piero Messina
su Limes. Nonostante quest’abbondante circolazione di ricchezza, a
seguito anche del delitto Daphne Galizia, qualcosa sta cambiando
sotto il cielo de La Valletta. L’indice di apprezzamento degli
investitori stranieri è sceso dall’87% al 58%, probabilmente a
causa delle misure di “trasparenza” che il Governo dell’Isola
ha adottato. Pesano anche i dubbi e le incertezze che stanno
maturando da parte della finanza internazionale intorno a un’altra
prassi a dir poco “discutibile”: la facilità burocratica con cui
si concedono i passaporti maltesi a chi investa nel territorio. Un
“business” che ha fruttato allo Stato circa 163 milioni di euro e
a 900 cittadini extraeuropei l’acquisizione di documenti validi per
l’area Schengen. Operazioni e circostanze che avrebbero dovuto
allarmare l’Unione europea che, invece, fino a poco tempo fa ha
“chiuso un occhio”, se non tutti e due, rispetto a quello che
stava accadendo nella “perla del Mediterraneo”. Eppure i segnali
e gli effetti del malaffare imperante c’erano tutti. I signori di
Bruxelles hanno iniziato a prendere coscienza del fenomeno molto
tardivamente. Il Rapporto Europol del 2017, ad esempio, cita
espressamente una “chiara infiltrazione mafiosa” da parte della
‘ndrangheta calabrese nel settore del gioco d’azzardo. Poi, è
scoppiata la bomba sotto l’auto di Daphne, e si è squarciato a
livello mediatico il velo di opacità che ricopre da decenni misteri
e segreti de La Valletta. Proprio due giorni prima dell’attentato –
amara beffa del destino - la procura di Catania colpisce duramente
con l’inchiesta Dirty
oil il traffico di
petrolio con la Libia, gestito da un network criminale collegato alla
famiglia siciliana dei Santapaola. Referenti sulla sponda africana
sono, addirittura, le formazioni paramilitari di Zawara, direttamente
riconducibili ad Alba libica, formazione della Fratellanza mussulmana
che sostiene il Governo Serraj. Al vertice della rete c’è Fateh
Slim Ben Khalifa, personaggio arcinoto alle polizie e
all’intelligence occidentale, condannato dal regime di Gheddafi a
15 anni di carcere per narcotraffico, fugge dalla prigione nel 2011
diventando leader della milizia che controllava il porto di Zuwara e
poi, in un processo di metamorfosi continuo, s’inventa uomo
d’affari gestore di compagnie di navigazione registrate sia a Malta
che in Libia. Dove sia finita la montagna di soldi derivante dal
contrabbando di petrolio è ancora un mistero.
Last
but not least, l’ultimo capitolo dell’intricata vicenda maltese
riguarda la “guerra di spie” incentrata soprattutto sulla contesa
delle acque territoriali, campo di battaglia di alto valore
geopolitico nel turbolento scacchiere internazionale segnato dai
conflitti in Siria e nella stessa Libia. Ce lo ricorda sempre Piero
Messina nel suo dettagliato articolo pubblicato su Limes (“Mafia,
Libia e scontro Usa-Russia: Malta al centro di tutto”, in Limes La
Francia mondiale). Un
episodio sintomatico in tal senso è accaduto il 24 ottobre 2016,
quando un Metroliner appena decollato dall’aeroporto di Malta
precipita misteriosamente al suolo. A bordo, cinque agenti segreti
francesi del Dgse in missione per decifrare i traffici libici. C’è
da chiedersi: incidente o sabotaggio? Non si è mai saputo
ufficialmente.
Altri
fatti dimostrano che è in corso intorno all’Isola un intenso
scontro fra intelligence di varia appartenenza. Alla vigilia delle
elezioni dello scorso anno, che hanno riconfermato Joseph Muscat
premier, la Cia e l’MI6 avvertono il Governo di una possibile
intromissione russa per pilotare la consultazione elettorale. In
effetti, la Russia coltiva sin dagli anni ’70 un marcato interesse
per la perla del Mediterraneo. Fu l’allora Primo ministro Dom
Mintoff a concedere alla flotta sovietica il permesso di far
attraccare le sue navi nei porti maltesi, dopo aver cacciato quelle
della Nato. Da allora la marina russa ha sempre contato su questo
appoggio. Ma, colpo di scena, nell’ottobre del 2016 il governo di
Muscat ha negato alle navi militari russe in viaggio verso le coste
siriane di far sosta a La Valletta. E’ stato un rovesciamento di
campo o il tentativo di un premier discusso di riacquistare un
briciolo di credito nei confronti delle cancellerie occidentali?
E
ora che i venti di guerra intorno alla questione siriana hanno
ripreso vigore, cosa accadra?
ALDO
MUSCI intervista a GIUSEPPE LUMIA (nelle passate legislature
componente per 22 anni della Commissione parlamentare antimafia
italiana)
1
– Sen. Lumia, nell’ultima legislatura ha presentato
un’interrogazione parlamentare sul “caso Malta”. Di che si
tratta? Quali l’oggetto e le finalità di questo intervento?
R.:
Ho voluto accendere i riflettori sul caso Malta per evitare che ci si
limitasse a una semplice e scontata solidarietà ai familiari della
giornalista Dafne Caruana Galizia, uccisa in un tipico agguato
mafioso, con una bomba piazzata nella sua auto. Ho voluto descrivere
e riprendere in un atto solenne, quale è una interrogazione
parlamentare della Repubblica Italiana, da me presentata a fine
ottobre 2017, i vari contesti
affaristico-criminali-mafiosi-istituzionali delle inchieste
puntigliose e coraggiose di Dafne. Ad esempio, nell’interrogazione
ho citato diverse indagini da lei portate avanti: la giornalista nel
2016 si era occupata della nota indagine sui "Panama papers",
scoprendo che due compagnie offshore erano intestate al Ministro
dell'energia maltese Konrad Mizzi e al capo dello staff del premier,
Keith Schembri. E ancora ad aprile 2017, sul suo blog, Dafne aveva
rivelato al mondo uno scandalo di petrolio e tangenti pagate, secondo
i documenti pubblicati, dal regime dell'Azerbaijan ai vertici del
Governo maltese, coinvolgendo la moglie del premier Muscat, Michelle,
accusandola inoltre di essere la proprietaria di "Egrant",
la terza compagnia panamense citata nei ‘Panama Papers’.
Dalle
inchieste emersero finanziamenti per milioni di euro e legami
sospetti con il regime azero di Ilham Aliyev, tanto da far arrivare
il Paese ad elezioni, ma Muscat negó tutto e venne rieletto. La
cronista si concentra anche su Adrian Delia, il leader del partito
nazionalista maltese, accusandolo di aver fatto l'avvocato per una
compagnia maltese, con base a Londra, che era finita nelle maglie di
un'inchiesta per corruzione.
La
finalità della mia interrogazione è stata in sostanza quella di
chiamare Malta, l’Italia e l’Europa di fronte alle proprie
responsabilità nella lotta alle mafie e di evitare il solito
‘minimalismo e negazionismo’ e le solite reazioni di circostanza.
2
– In che misura, in base alle sue informazioni e conoscenze, sono
implicate le mafie italiane nei più vasti traffici illeciti che
permeano l’Isola?
R.:
Intanto partiamo da un fatto concreto che cito nella mia
interrogazione parlamentare. Sempre dalle inchieste della cronista
Dafne Galizia sarebbero emersi collegamenti con il nostro Paese per
il traffico di petrolio e di immigrazione clandestina. Conferma ne è
stata l’importante e significativa operazione condotta dalla
Procura di Catania, con a capo il procuratore Carmelo Zuccaro, in
collaborazione con la Guardia di finanza, grazie alla quale è stata
sgominata un'organizzazione criminale per traffico internazionale di
gasolio. È lo stesso procuratore Zuccaro a riferire che "La
Libia resta uno degli scenari più caldi. Dove avviene anche un
traffico di esseri umani. Ma qui vi è anche contrabbando di gasolii:
sul quale siamo riusciti a fare piena luce". Nell'operazione
sono state arrestate 9 persone tra i quali libici, maltesi ed anche
un catanese. Quest'ultimo, Nicola Orazio Romeo, è ritenuto vicino
alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Romeo figura tra i
componenti di società intermedie che servivano a nascondere il
traffico illecito. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa
nei confronti di 9 soggetti (6 dei quali in carcere e 3 agli arresti
domiciliari) in quanto promotori, organizzatori e partecipi di
un'associazione a delinquere internazionale dedita al riciclaggio di
gasolio libico illecitamente asportato dalla raffineria libica di
Zawyia (a 40 chilometri ad ovest da Tripoli) e destinato ad essere
immesso nel mercato italiano ed europeo anche come carburante da
autotrazione. È un traffico enorme, di ben 80 milioni di chili di
gasolio che, al netto del mercato attuale, produce ricavi molto
ingenti (oltre 30 milioni di euro). Il petrolio veniva trasportato
con i pescherecci verso la Sicilia (Augusta e Mazara del Vallo),
Civitavecchia e Venezia, passando prima per Malta. È uno scenario
inquietante che non intende naturalmente criminalizzare un intero
Paese come Malta, semmai vuole richiamare le istituzioni democratiche
e gli organismi europei alla propria responsabilità per cambiare
passo e fare della lotta alle mafie e al terrorismo una priorità
rigorosa e coerente.
3
– E’ corretto pensare che sull’Isola si giochi uno scontro
geopolitico fra Usa e Russia, come ipotizzato da certi analisti
internazionali?
R.:
Non è una idea stramba, o di fanta-geopolitica. Malta si trova nel
cuore del Mediterraneo e ha sempre giocato un ruolo strategico e
decisivo in un contesto in cui i vari conflitti medio/orientali
portano a continui scontri e a permanenti rincorse per l’egemonia
tra Usa e Russia. Ho chiesto proprio nella interrogazione di
evidenziare questo problema perché sono convinto che Malta e la
stessa Sicilia non debbano essere teatro di conflitto semmai dei
luoghi di cooperazione e di pace. Spesso il conflitto utilizza tutte
le “armi”, compreso in alcune circostanze le stesse mafie! Ma
usarle è di fatto un modo politico per legittimarle e per far loro
acquisire una caratura che va ben al di là della dimensione
criminale.
4
– A suo parere le organizzazioni jihadiste entrano in questo gioco
geopolitico a partire dalla vicina Libia e sono in rapporto con le
altre organizzazioni criminali operanti sull’Isola?
R.:
Anche questo punto va preso in considerazione come faccio nella mia
interrogazione parlamentare. Il terrorismo jhadista si alimenta sia
del controllo dei pozzi petroliferi e della loro commercializzazione
clandestina anche in Europa, sia di tutta una serie di traffici
illeciti dove, giocoforza, incontra le mafie. Sicuramente mafia e
terrorismo sono due cose diverse, ma è inevitabile che
s’intersechino lungo le strade del riciclaggio, del traffico
internazionale di stupefacenti e delle armi e di tanti altri settori
lucrosi e capaci di alimentare un circuito finanziario ed economico
illegale, se non persino legale. Denunciare questi circuiti
naturalmente è rischioso perché non sempre gli Stati e gli
organismi internazionali affondano il colpo alla luce dei giochi e
delle alleanze che ritroviamo dentro tutti i vari conflitti che
tutt’ora alimentano la destabilizzazione e le guerre presenti nel
Medio Oriente.
5
– Cosa sta facendo l’Europa e l’Italia per contrastare
l’infiltrazione delle mafie nostrane in terra maltese?
R.:
Le indagini che si possono portare avanti sono quelle che partono ad
esempio dal nostro Paese, come è avvenuto grazie al coraggioso
lavoro della Procura di Catania. Per il resto abbiamo bisogno di ben
altro rispetto ai singoli percorsi nazionali. Da anni mi batto perché
nasca finalmente uno spazio comune antimafia europeo. Non basta la
semplice cooperazione tra i singoli Stati o il recepimento di alcune,
pur fondamentali, direttive europee su aspetti giuridici come il
416bis e la lotta al riciclaggio. È necessario costituire una
Procura antimafia e antiterrorismo europea, così come anche una
sorta di FBI europea con competenza diretta su questi due ambiti
d’intervento. Si dovrebbero estendere i poteri di Eurojust e di
Europol, come ho richiesto più volte sul tema delle connessioni tra
mafie e risorse comunitarie. Basti pensare, ad esempio, alla lotta
alla ‘mafia dei terreni’ , dove le truffe sulle risorse
comunitarie alimentano i traffici delle mafie non solo nei Nebrodi,
nell’intera Sicilia, in Calabria e in Campania, ma in tutta Italia
e negli altri Paesi europei come, di recente, è emerso in Slovenia,
e, per il tema qui trattato, senza escludere la stessa Malta.
Dobbiamo comprendere quindi che la lotta alle mafie richiede un
cambiamento profondo e progettuale nella vita di tutte le nostre
democrazie, prima che sia troppo tardi.
L'OPINIONE
DI PIER PAOLO SANTI
a)-
Nella vasta problematica legata al fenomeno maltese non è rimasta
trascurata alle varie intelligence il rischio di un concreto
interesse da parte di organizzazioni jihadiste-terroriste che
potrebbero vedere nell’isola un settore strategico:
“E
il Dipartimento
di Stato americano,
che ha diramato un’allerta speciale indicando Malta come plausibile
"punto di transito o nascondiglio per terroristi”. Il più
piccolo paese Ue ha escluso radicalizzazioni e allarmi, ma dopo aver
sospeso
Schengen per
il Vertice Ue - Africa ha individuato due somali sospettati di aver
fornito passaporti e logistica a 4 siriani arrestati in Italia e ad
altre 400 persone…” (L’Espresso)
http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/12/15/news/business-dei-visti-a-malta-i-sospetti-usa-punto-di-transito-o-nascondiglio-per-i-terroristi-1.243511?refresh_ce
Ancora:
“I
terroristi userebbero La Valletta per le loro transazioni
finanziarie” ( Il Giornale.it)
Seguendo
queste inquietanti “segnalazioni” non possiamo trascurare un
eventuale trade union tra criminalità maltese-criminalità italiana
e terroristi di matrice islamico fondamentalista. Nel corso del
Report si è potuto evidenziare l’alto interesse di cosa nostra e
in particolare dei Santapaola nell’allestire affari proprio a
Malta: quindi una presenza soffocante e costante. A porre le basi di
interconnessioni concrete sono proprio alcune operazioni condotte
dalle Forze dell’Ordine nei confronti dei Santapaola, che li
vedono, anche con soggetti o gruppi nella loro orbita, in contatto
con trafficanti o soggetti vicini agli estremisti jihadisti.
E’
dunque doveroso chiedersi se i Santapaola non abbiano usato Malta,
una loro piccola roccaforte, come zona di affari illeciti proprio con
i jihadisti-terroristi.
b)-
La seconda traccia investigativa potrebbe avere come punto di
partenza la vicinanza geografica ed eventuali collegamenti criminali
tra Malta e la Libia come era accaduto per il traffico del petrolio.
L’operazione
`Dirty oil´
“…avrebbe
guidato una milizia armata stanziata nella zona costiera al confine
con la Tunisia, che avrebbe consentito a navi cisterna di rifornirsi
del gasolio. Il carburante sarebbe stato poi trasbordato su natanti
nella disponibilità di società maltesi che lo trasportavano in
porti italiani…” (Remo Contro.it)
Proprio
sul petrolio negli “elenchi” degli inquirenti ritornano
indirettamente i Santapaola:
“One
of the men arrested, Nicola Romeo, has been accused of being a member
of the Santapaola clan of the Sicilian mafia, while the Libyan, Fahmi
Mousa Saleem Ben Khalifa, is already in custody in Libya on
accusations of fuel smuggling.” (Africa News)
Tralasciando
questo caso specifico, servito come esempio di un possibile segnale
di concretezza del rischio , è doveroso ricordare che La Libia e i
traffici ad essi connessi sono uno dei punti denunciati dalla
giornalista rimasta uccisa.
CONCLUSIONI
L'isola
di Malta è una bellissima isola, ma tale report che si basa
esclusivamente sui fatti successi e sulle presenze criminali
accertate nei rapporti ufficiali delle forze dell'ordine
specializzate, mostrano un quadro non buono.
Se
non si interverrà per tempo Malta rischia che la propria libertà
venga meno a favore dei principali gruppi locali ed internazionali
criminali e/o mafiosi.
L'attitudine
che numerosi gruppi stranieri hanno di scegliere Malta per le loro
operazioni che in alcuni casi mirano ad aggirare le sanzioni
internazionali rappresentano inoltre un fattore di rischio da non
sottovalutare.
Una
situazione di rischio potenziale in uno stato facente parte della Ue
non è tollerabile.
Il
report ha lo scopo di risvegliare le coscienze prima che sia troppo
tardi.
ELENCO
CLAN ITALIANI TRACCIATI SU MALTA
'Ndrangheta
- ARENA, TEGANO, GULLACE, CALABRO', CLAN SAN LUCA, CLAN GIOIA TAURO
Cosa
Nostra - SANTAPAOLA ERCOLANO, CEUSI, NARDO, CLAN PARTINICO, CLAN
PALERMO, MESSINA DENARO
Camorra
- CASALESI, GIONTA
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