–Germania
La Germania continua a rappresentare un territorio di attrazione per le organizzazioni criminali nazionali, in ragione sia della vicinanza geografica che della florida economia locale, fattori, quest’ultimi, che nel tempo avrebbero favorito l’insediamento delle cellule mafiose siciliane. Una presenza che, in forma strutturata, va fatta storicamente risalire agli anni ’80, quando le famiglie del mandamento di Niscemi (CL) avrebbero inviato in territorio tedesco i cosiddetti reggenti, con il compito di mantenere saldi collegamenti con i clan di origine. Da allora, dopo una prima fase in cui le attività dei mafiosi siciliani erano legate esclusivamente ai traffici di droga, di armi e alle rapine, l’escalation criminale si è sempre più caratterizzata per la capacità di infiltrare il sistema produttivo ed imprenditoriale, attraverso l’acquisizione di ristoranti e pizzerie, sovente utilizzati come base per lo stoccaggio degli stupefacenti Recenti evidenze info-investigative testimoniano, peraltro, come la propensione delle famiglie siciliane ad investire nel settore edile abbia trovato spazio anche in questo Paese. Non a caso, la Questura di Colonia risulta da diversi anni impegnata, con successo, in indagini a carico di soggetti riconducibili alla cosiddetta “mafia dell‘edilizia”. Tra questi, un ruolo di primo piano sarebbe stato assunto da presunti membri di cosa nostra originari delle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento, già segnalati dalla polizia tedesca per evasione fiscale e contributiva, nonché per violazioni ai diritti dei lavoratori. Proprio la componente mafiosa agrigentina si conferma la più nutrita e concentrata nella parte meridionale ed occidentale del Paese, in particolare nella Renania Settentrionale-Westfalia, in Baviera e a Baden-Wurttemberg, risultando fortemente interessata al traffico di stupefacenti
. Non vanno, peraltro, trascurati i segnali colti nel corso del semestre nell’ambito dell’operazione “Matrioska”, conclusa nel mese di novembre dalla Guardia di Finanza, tra Roma e Catania. Le indagini hanno riguardato un’associazione per delinquere transnazionale finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi, composta da circa 20 soggetti, i quali prelevavano illecitamente carburante da raffinerie ubicate in Germania, Polonia ed Austria. Il prodotto petrolifero veniva quindi trasportato su autoarticolati intestati a società rumene e bulgare, che viaggiavano con documentazione fiscale falsa, indicante come località di destinazione finale la Grecia, Malta o Cipro, invece che Catania. Tra gli arrestati figura anche un esponente del clan LAUDANI, già condannato per associazione di tipo mafioso ed estorsione nonché referente dell’organizzazione per la zona di Acireale (CT).
La Germania continua a rappresentare un territorio di attrazione per le organizzazioni criminali nazionali, in ragione sia della vicinanza geografica che della florida economia locale, fattori, quest’ultimi, che nel tempo avrebbero favorito l’insediamento delle cellule mafiose siciliane. Una presenza che, in forma strutturata, va fatta storicamente risalire agli anni ’80, quando le famiglie del mandamento di Niscemi (CL) avrebbero inviato in territorio tedesco i cosiddetti reggenti, con il compito di mantenere saldi collegamenti con i clan di origine. Da allora, dopo una prima fase in cui le attività dei mafiosi siciliani erano legate esclusivamente ai traffici di droga, di armi e alle rapine, l’escalation criminale si è sempre più caratterizzata per la capacità di infiltrare il sistema produttivo ed imprenditoriale, attraverso l’acquisizione di ristoranti e pizzerie, sovente utilizzati come base per lo stoccaggio degli stupefacenti Recenti evidenze info-investigative testimoniano, peraltro, come la propensione delle famiglie siciliane ad investire nel settore edile abbia trovato spazio anche in questo Paese. Non a caso, la Questura di Colonia risulta da diversi anni impegnata, con successo, in indagini a carico di soggetti riconducibili alla cosiddetta “mafia dell‘edilizia”. Tra questi, un ruolo di primo piano sarebbe stato assunto da presunti membri di cosa nostra originari delle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento, già segnalati dalla polizia tedesca per evasione fiscale e contributiva, nonché per violazioni ai diritti dei lavoratori. Proprio la componente mafiosa agrigentina si conferma la più nutrita e concentrata nella parte meridionale ed occidentale del Paese, in particolare nella Renania Settentrionale-Westfalia, in Baviera e a Baden-Wurttemberg, risultando fortemente interessata al traffico di stupefacenti
. Non vanno, peraltro, trascurati i segnali colti nel corso del semestre nell’ambito dell’operazione “Matrioska”, conclusa nel mese di novembre dalla Guardia di Finanza, tra Roma e Catania. Le indagini hanno riguardato un’associazione per delinquere transnazionale finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi, composta da circa 20 soggetti, i quali prelevavano illecitamente carburante da raffinerie ubicate in Germania, Polonia ed Austria. Il prodotto petrolifero veniva quindi trasportato su autoarticolati intestati a società rumene e bulgare, che viaggiavano con documentazione fiscale falsa, indicante come località di destinazione finale la Grecia, Malta o Cipro, invece che Catania. Tra gli arrestati figura anche un esponente del clan LAUDANI, già condannato per associazione di tipo mafioso ed estorsione nonché referente dell’organizzazione per la zona di Acireale (CT).
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