Un’altra notte infernale. Un’altra mattinata bagnata di sangue. Ieri Parigi, Bruxelles, Tunisi, Istanbul, Dacca … e tanti altri luoghi martoriati dal terrorismo. Oggi Nizza. Lo scenario del terrore avanza, in mille modi, sempre diversi e imprevedibili.
Avanza colpendo una città simbolo, la città di Garibaldi, una città bellissima con un lungo mare stupendo. Avanza in un giorno importante: il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia, la festa nazionale francese. È il giorno della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità. L’avvio, in sostanza, con la Rivoluzione Francese, del nuovo cammino dell’Europa verso la democrazia e i diritti.
Il 14 luglio è quindi una giornata simbolica. Scelta dai terroristi per colpire bambini che giocano, giovani che sorridono e chiacchierano per strada, uomini e donne che si rilassano. Insomma, si vuole svilire e distruggere la sicurezza di un Paese europeo e terrorizzare tutto l’Occidente.
Il 14 luglio è quindi una giornata simbolica. Scelta dai terroristi per colpire bambini che giocano, giovani che sorridono e chiacchierano per strada, uomini e donne che si rilassano. Insomma, si vuole svilire e distruggere la sicurezza di un Paese europeo e terrorizzare tutto l’Occidente.
È guerra, dentro e fuori. Quella fuori è in corso, miete vittime giorno per giorno e sembra adesso più favorevole alle coalizioni Anti-Isis. Quella dentro è più insidiosa. Appare colpendo all’impazzata e si immerge nel silenzio operoso. In attesa di riemergere dove meno te lo aspetti.
Gli scenari cominciano a delinearsi, naturalmente in tutta la loro tragica complessità e variabilità. Per quanto possibile possiamo sintetizzarli così: lo scenario della sicurezza, quello dell’integrazione e quello della politica. Tra loro interdipendenti e per molti versi integrati.
Quello della sicurezza. La vita quotidiana delle nostre società è cambiata sempre più. La sicurezza dovrà diventare realtà con risorse ingenti da utilizzare, sia economiche, che umane e tecnologiche. Una parte visibile in strada con poliziotti, controlli continui, militari, mezzi di guerra in vista. Una parte invisibile con professionalità investigative e di intelligence senza precedenti. Insomma, un po’ di militarizzazione e di cedimento sulla privacy sarà inevitabile.
In Sicilia ne sappiamo qualcosa. Basti pensare al modello “Vespri Siciliani” che fu utilizzato dopo la terribile stagione delle stragi di mafia del ’92. Insieme con il lavoro investigativo messo a punto da Chinnici, Caponnetto, Falcone … si ottennero dei buoni frutti.
Non si possono più evitare soluzioni di questo tipo. Alle culture politiche più progressiste spetta la presa d’atto che la sicurezza è un valore di nuova generazione su cui bisogna investire.
Bastano queste inevitabili misure? No. Sicuramente no.
In Sicilia ne sappiamo qualcosa. Basti pensare al modello “Vespri Siciliani” che fu utilizzato dopo la terribile stagione delle stragi di mafia del ’92. Insieme con il lavoro investigativo messo a punto da Chinnici, Caponnetto, Falcone … si ottennero dei buoni frutti.
Non si possono più evitare soluzioni di questo tipo. Alle culture politiche più progressiste spetta la presa d’atto che la sicurezza è un valore di nuova generazione su cui bisogna investire.
Bastano queste inevitabili misure? No. Sicuramente no.
Scrutiamo l’altro scenario, quello dell’integrazione. Difficile più che mai. Costosissimo, poco visibile e con risultanti a lunghissima scadenza. Eppure non se ne può fare a meno. Gli immigrati non possono essere lasciati nell’emarginazione a covare rancore e odio. Lavoro e cultura. Cultura e lavoro, generazione dopo generazione. Anche questo scenario comporta investimenti da capogiro e strategie lucide e progettuali. Anche su questo la Sicilia docet. Basti pensare al risultato delle elezioni all’estero dei tunisini. Nel Centro-Nord Italia ed Europa prevalgono i voti verso i partiti del radicalismo islamico. In Sicilia vengono votati i partiti democratici e più laici. Su questo aspetto le culture politiche di destra devono mettersi in gioco e comprendere che tale scenario va coltivato e curato e non va usato per campagne elettorali cariche di odio e xenofobia.
Basta? Purtroppo no.
Basta? Purtroppo no.
Anche lo scenario politico-istituzionale deve mettersi in movimento. Troppo fermo, oppure lento nel reagire e capire la portata della sfida. Alcuni esempi: Stati Uniti d’Europa. Sì, bisogna accelerare il cammino verso questa meta. Solo alcuni esempi: è indispensabile costruire uno spazio giuridico ed operativo comune antiterrorismo e antimafia. Non se ne può fare a meno; con un solo esercito europeo spenderemmo meno, molto meno, e avremmo più risultati; stesso ragionamento vale per le polizie, pensate ad una specializzata FBA europea; così anche per i servizi di sicurezza dei singoli Paesi che oggi operano spesso a compartimenti stagno; così nella lotta decisiva al grande riciclaggio, su cui terroristi e mafiosi sguazzano.
Ma lo scenario politico va ampliato alla fiscalità comune, alla lotta alle povertà, alla politica estera verso il teatro strategico e decisivo del Mediterraneo nel contrasto al terrorismo. La politica deve reagire sulla stessa lunghezza d’onda della Storia, deve essere capace di dare vita ad una nuova rivoluzione francese, stavolta senza stermini e violenze, ma con passione, intelligenza e progettualità operativa.
Su questo scenario tutte le culture politiche devono fare uno scatto in avanti. Chi più chi meno, tutte devono dare il proprio contributo per una “Costituente degli Stati Uniti d’Europa”.
Certo, oggi il dolore ci fa soffrire e schiumare di rabbia. Ma riflettiamo e preghiamo per le vittime di Nizza. Domani a lavoro e alla lotta per agire, agire bene, con il cuore e con la testa.
Su questo scenario tutte le culture politiche devono fare uno scatto in avanti. Chi più chi meno, tutte devono dare il proprio contributo per una “Costituente degli Stati Uniti d’Europa”.
Certo, oggi il dolore ci fa soffrire e schiumare di rabbia. Ma riflettiamo e preghiamo per le vittime di Nizza. Domani a lavoro e alla lotta per agire, agire bene, con il cuore e con la testa.
Insieme si può!
Giuseppe Lumia
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