Aeroporto internazionale di Ataturk, Istanbul almeno 36 morti, 147 feriti.
Stamattina tutti ci siamo svegliati con delle immagini terrificanti. Gente che correva impazzita, esplosioni che distruggevano tutto, corpi dilaniati, kamikaze ripresi mentre saltavano in aria, genitori terrorizzati che cercavano di proteggere i loro figli abbracciandoli. Un altro terribile attentato si è consumato sotto il dominio dell’Isis.
Stamattina tutti ci siamo svegliati con delle immagini terrificanti. Gente che correva impazzita, esplosioni che distruggevano tutto, corpi dilaniati, kamikaze ripresi mentre saltavano in aria, genitori terrorizzati che cercavano di proteggere i loro figli abbracciandoli. Un altro terribile attentato si è consumato sotto il dominio dell’Isis.
La Turchia, un Paese complesso, per alcuni versi ambiguo, travagliato al suo interno con spinte forti verso il radicalismo islamico, collocato in una posizione strategica. Appena ha deciso di riaprire i rapporti con Israele ed ha solo iniziato a dare una mano più consistente nella lotta al terrorismo, la reazione dell’Isis non si è fatta attendere ed è stato colpito in uno dei suoi punti nevralgici, per seminare terrore e per provare a metterlo in ginocchio su quel settore importane dell’economia turca che è il turismo, cosi come già avvenuto in Tunisia ed in Egitto.
Attenzione, l’Isis nei teatri di guerra in Siria, in Iraq ed ora anche in Libia perde terreno, ma non illudiamoci che sarà un cammino in discesa e che il problema è stato risolto.
Proprio ieri in Aula sono intervenuto (video) su questo argomento per dichiarare il voto favorevole del Pd all’approvazione del ddl antiterrorismo che ratifica 5 convenzioni europee. Stamattina la realtà è ritornata di fronte ai nostri occhi, ha ripreso a scatenare pulsioni nei nostri cuori e mi auguro a far riflettere su come agire. Ripeto, solo una lotta integrata, progettuale e sistemica può vincere questa sfida.
Proprio ieri in Aula sono intervenuto (video) su questo argomento per dichiarare il voto favorevole del Pd all’approvazione del ddl antiterrorismo che ratifica 5 convenzioni europee. Stamattina la realtà è ritornata di fronte ai nostri occhi, ha ripreso a scatenare pulsioni nei nostri cuori e mi auguro a far riflettere su come agire. Ripeto, solo una lotta integrata, progettuale e sistemica può vincere questa sfida.
Riprendiamo alcuni aspetti, seppur in modo sintetico trattati in diverse occasioni:
– il terrorismo radicale islamicodell’Isis ha una caratteristica globale, in grado di agire nelle nostre città come nei scenari di guerra, per cui è necessaria sia una risposta locale che globale;
– sono sempre più convinto che gliStati Uniti d’Europa siano anche la risposta più efficace nella lotta al terrorismo di questa matrice, perché abbiamo bisogno di integrare l’intelligence dei servizi, il sistema di sicurezza e di difesa, oggi costosissimi, concorrenziali ed inefficaci. Potremmo abbattere di gran lunga la spesa (destinandola così agli investimenti a fini sociali e produttivi) ed ottenere delle performance dell’azione di repressione con risultati estremamente positivi e vincenti. Ecco perché sottolineo da tempo che bisogna costruire uno spazio comune europeo nella lotta al terrorismo e alla stessa lotta alle mafie;
– è necessario riportare allo stesso tavolo un’Europa unita ed autorevole con i principali attori della geopolitica attuale: Stati Uniti d’America, Russia e Cina. Un clima di neo guerra fredda o di conflitto a somma zero fa, evidentemente, solo del male. Questa sfida richiede anche su questo versante integrazione e cooperazione;
– bisogna disinnescare territorio per territorio tutti i focolai di conflitto e di guerra, da quello antico ed incancrenito palestinese israeliano a quello altrettanto devastante del Libano, da quello iracheno al problema siriano e alla stessa questione curda;
– la questione libica sarà sempre più centrale, perché la Libia diventerà il teatro di guerra dell’Isis e perché è un Paese che funge da base logistica del lucroso e destabilizzante traffico di migranti ed inoltre proprio per noi italiani problema dei problemi, vista la storia della Libia e la vicinanza geografica al nostro Paese. Si è iniziato un lavoro virtuoso in Libia. Bisogna portarlo avanti riunendo tutte le parti in conflitto in funzioni anti Isis e ridando la sovranità e il controllo delle coste alla Libia in cooperazione con l’Onu e le forze europee, con un ruolo particolare da affidare al nostro Paese;
– riprendere la proposta del governo italiano sull’immigrazione,l’Immigration Compact. Bisogna smetterla con quei paesi che tergiversano e che giocano allo scarica barile. Quelli che ritengono che gli Stati Uniti d’Europa siano una tappa troppa spinta in avanti dimostrino come con questo attuale assetto si è capaci di governare tale fenomeno, che sta devastando in senso regressivo una parte dell’opinione pubblica europea;
– è necessario agire sul fronte della lotta alla povertà e sul piano culturale. Anche su questo il governo Renzi ha ragione, ma bisogna rompere gli indugi ed agire presto sulle sacche di povertà presenti nelle periferie delle città d’Europa e nei Paesi teatro di attenzione da parte dell’Isis. La lotta alla povertà vale quanto e forse di più della, seppur importante, azione militare. Stesso ragionamento vale per la leva culturale che ha una funzione strategica nel disinnescare le sacche di odio, per far prevalere quelle del dialogo e della cooperazione;
– infine ribadisco l’importanza delruolo della Sicilia, non solo nel richiamo spesso retorico alla sua centralità geografica, ma perché ha nella sua cultura questa vocazione all’accoglienza dei migranti, che sta mettendo in pratica, senza che questo abbia causato rigetti sociali e ostilità alla cultura democratica, come sta avvenendo in Inghilterra con il voto a favore dell’uscita dall’Europa o come sta avvenendo in altri Paesi d’Europa. La scelta del Governo di organizzare a Taormina il prossimo vertice mondiale deve essere preceduta e seguita da una road map di iniziative culturali e di alta diplomazia in grado di far crescere l’approccio progettuale e sistemico nella lotta al terrorismo e nella promozione dei percorsi di pace, cooperazione e sviluppo.
– il terrorismo radicale islamicodell’Isis ha una caratteristica globale, in grado di agire nelle nostre città come nei scenari di guerra, per cui è necessaria sia una risposta locale che globale;
– sono sempre più convinto che gliStati Uniti d’Europa siano anche la risposta più efficace nella lotta al terrorismo di questa matrice, perché abbiamo bisogno di integrare l’intelligence dei servizi, il sistema di sicurezza e di difesa, oggi costosissimi, concorrenziali ed inefficaci. Potremmo abbattere di gran lunga la spesa (destinandola così agli investimenti a fini sociali e produttivi) ed ottenere delle performance dell’azione di repressione con risultati estremamente positivi e vincenti. Ecco perché sottolineo da tempo che bisogna costruire uno spazio comune europeo nella lotta al terrorismo e alla stessa lotta alle mafie;
– è necessario riportare allo stesso tavolo un’Europa unita ed autorevole con i principali attori della geopolitica attuale: Stati Uniti d’America, Russia e Cina. Un clima di neo guerra fredda o di conflitto a somma zero fa, evidentemente, solo del male. Questa sfida richiede anche su questo versante integrazione e cooperazione;
– bisogna disinnescare territorio per territorio tutti i focolai di conflitto e di guerra, da quello antico ed incancrenito palestinese israeliano a quello altrettanto devastante del Libano, da quello iracheno al problema siriano e alla stessa questione curda;
– la questione libica sarà sempre più centrale, perché la Libia diventerà il teatro di guerra dell’Isis e perché è un Paese che funge da base logistica del lucroso e destabilizzante traffico di migranti ed inoltre proprio per noi italiani problema dei problemi, vista la storia della Libia e la vicinanza geografica al nostro Paese. Si è iniziato un lavoro virtuoso in Libia. Bisogna portarlo avanti riunendo tutte le parti in conflitto in funzioni anti Isis e ridando la sovranità e il controllo delle coste alla Libia in cooperazione con l’Onu e le forze europee, con un ruolo particolare da affidare al nostro Paese;
– riprendere la proposta del governo italiano sull’immigrazione,l’Immigration Compact. Bisogna smetterla con quei paesi che tergiversano e che giocano allo scarica barile. Quelli che ritengono che gli Stati Uniti d’Europa siano una tappa troppa spinta in avanti dimostrino come con questo attuale assetto si è capaci di governare tale fenomeno, che sta devastando in senso regressivo una parte dell’opinione pubblica europea;
– è necessario agire sul fronte della lotta alla povertà e sul piano culturale. Anche su questo il governo Renzi ha ragione, ma bisogna rompere gli indugi ed agire presto sulle sacche di povertà presenti nelle periferie delle città d’Europa e nei Paesi teatro di attenzione da parte dell’Isis. La lotta alla povertà vale quanto e forse di più della, seppur importante, azione militare. Stesso ragionamento vale per la leva culturale che ha una funzione strategica nel disinnescare le sacche di odio, per far prevalere quelle del dialogo e della cooperazione;
– infine ribadisco l’importanza delruolo della Sicilia, non solo nel richiamo spesso retorico alla sua centralità geografica, ma perché ha nella sua cultura questa vocazione all’accoglienza dei migranti, che sta mettendo in pratica, senza che questo abbia causato rigetti sociali e ostilità alla cultura democratica, come sta avvenendo in Inghilterra con il voto a favore dell’uscita dall’Europa o come sta avvenendo in altri Paesi d’Europa. La scelta del Governo di organizzare a Taormina il prossimo vertice mondiale deve essere preceduta e seguita da una road map di iniziative culturali e di alta diplomazia in grado di far crescere l’approccio progettuale e sistemico nella lotta al terrorismo e nella promozione dei percorsi di pace, cooperazione e sviluppo.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad una vera e propria via crucis che lascia sul campo vite umane e lacera le nostre coscienze. La meta finale deve essere pensata insieme e costruita giorno dopo giorno. Ad ognuno spetta il dovere di esercitare il proprio compito e la propria responsabilità, piccola o grande che sia.
Giuseppe Lumia
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