Mandato di arresto europeo per terrorismo, un arresto a Piacenza

 

 

I poliziotti delle Digos di Bologna e Piacenza, insieme a quelli del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo esterno della Direzione centrale della Polizia di prevenzione di Roma, hanno dato esecuzione a un Mandato di arresto europeo emesso dalle autorità spagnole nei confronti di un cittadino pakistano, domiciliato in provincia di Piacenza e indagato in Spagna per reati in materia di terrorismo.

Questo arresto è scattato contemporaneamente ad altri 10 che sono stati eseguiti nel paese iberico dalla Policia Nacional e dalla Polizia catalana contro un’organizzazione terroristica internazionale di matrice jihadista avente base a Barcellona (Spagna).

Attraverso le indagini, gli investigatori spagnoli e italiani hanno scoperto un gruppo che utilizzando canali criptati lanciava appelli che incitavano alla decapitazione di coloro che si opponessero alla loro dottrina. Inoltre esaltavano i mujahidin che avevano compiuto attentati contro persone accusate di blasfemia in Europa o Pakistan e avevano già iniziato a identificare possibili target da colpire.

Questa operazione congiunta, costituisce la terza fase di un’indagine che ha portato, negli ultimi 3 anni, all’arresto di una trentina di terroristi, rappresentando una proficua sinergia operativa tra l’Italia e la Spagna in materia di antiterrorismo.

I poliziotti italiani, dopo una segnalazione della Polizia iberica che lo indicava quale contatto con altri connazionali, avevano già svolto attività investigativa nei confronti del pakistano arrestato in Italia. Al termine di queste indagini infatti, gli agenti della Digos di Genova, nell’operazione “Gabar” del giugno 2022, hanno arrestato 14 cittadini pakistani perché gravemente indiziati di partecipare ad associazione con finalità di terrorismo internazionale.

Le autorità spagnole invece, nel febbraio 2022, a seguito dello stesso contesto investigativo, hanno arrestato in Spagna 5 cittadini pakistani, seguaci del movimento Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP). Gli indagati sono stati ritenuti responsabili di apologia e indottrinamento al terrorismo perché tramite i loro profili social esaltavano azioni terroristiche commesse dagli appartenenti del gruppo.

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