L’ANTIMAFIA È INTELLIGENCE
Nuova definizione Di Pier Paolo Santi Analista OMCOM
Nell’attuale contrasto alle mafie e criminalità organizzate non sono chiari, spesso, ancora due aspetti imprescindibili. In primis inquadrare la problematica sotto una prospettiva squisitamente d’Intelligence mentre, a volte, si tende a catalogarla come semplice investigativa. La vera intelligence è contemplata a 360° dove locale, regionale si intersecano con l’internazionale. Allora tentiamo di inquadrare la realtà criminale evitando di considerarla solo un cancro della società o con connotazioni più affini alla letteratura che alla fredda realtà. Partiamo proprio dall’Intelligence poiché una delle sue prime regole consiste nell’Individualizzazione mirata del nemico interno ed esterno. Già in prima battuta siamo giunti alla reale identificazione mafiosa e criminale organizzata: NEMICO INTERNO (se ovviamente trattiamo dell’autoctona). Proseguiamo con il secondo punto, l'avere un nemico interno: la criminalità organizzata autoctona ha dimostrato il potenziale per essere un portale, una piattaforma multipla per NEMICI ESTERNI o semplicemente per possibili competitori che vogliono sfruttare i nostri punti deboli. Ulteriore passaggio, abbiamo determinato che si tratta di una problematica d’Intelligence (nel senso classico del termine) e che la criminalità organizzata autoctona è un PERICOLO PER LA SICUREZZA NAZIONALE. Notiamo come ci stiamo sempre più discostando da definizioni da salotto per inoltrarci nell’identificazione. Partendo da questa serie di presupposti, si consegue che il termine “guerra alla mafia” deve essere inteso come guerra sul campo finalizzata allo smantellamento di un nemico interno, quindi con un coinvolgimento militare e di intelligence a 360° e con lo studio di ulteriori manovre d’azione-possibilità. Le implicazioni sono molteplici e complesse perché un affiliato e perfino un fiancheggiatore mafioso non rimarrebbe tale ma assumerebbe le giuste connotazioni di un traditore e, in alcuni casi, di una potenziale spia. È da tempo che con le mie pubblicazioni sulle interconnessioni e il loro rischio propongo di diffondere una nuova definizione del pericolo. Spero che il messaggio sia colto.
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