REPORT SU MASSA-CARRARA 2020
A cura di Salvatore Calleri, Pier Paolo Santi, Francesco Sinatti
I° Aggiornamento
Fig.1
(Nel cerchio è racchiusa la Macro-Area criminale in cui è inserita la Provincia di Massa-Carrara. Le due frecce indicano l’ Emilia Romagna e la Lombardia, zone strettamente collegate con la medesima Macro-Area. Sottolineati con quadrati Livorno e Genova, con i loro porti considerati strategici)
Per ottenere una completa percezione del fenomeno mafioso e criminale (organizzato) nella realtà apuana, dobbiamo far nostre una serie di passaggi:
1° Passaggio
Comprensione geografico-criminale in cui è inserita la Provincia di Massa Carrara
2° Passaggio
La presa d’atto di una EVOLUZIONE criminale che ha visto l’innalzamento di livello da una semplice CONVIVENZA fra realtà di matrice diversa (‘ndrangheta e camorra principalmente) a pura SINERGIA affaristico-operativa. Nell’orbita di simile progetto altre sotto organizzazioni, attualmente con funzione di manovalanza, di radice magrebina e albanese. In questo presupposto occorre determinare non solo il grado sinergico ma perfino gli equilibri interni ad esso, visto la partecipazioni di più attori attivi.
Nell’analisi non potremo, pertanto, trascurare la possibile individualizzazione dei così detti gruppi e soggetti cerniera.
3° Passaggio
Improntare una nuova linea strategica e operativa al contrasto di questo fenomeno, con la creazione di una RETE D’INTELLIGENCE LOCALE e analisi di previsione di scenario. Il tutto avendo ben chiaro il preciso termine da adottare per identificare la minaccia. Rischio infiltrazioni mafiose è una espressione non solo, per quanto riguarda la provincia, errata ma investigativamente dannosa. L’attuale posizione oscilla fra infiltrazione mafiosa e radicamento mafioso.
Trattare, pertanto, di mafia e criminalità organizzata nella Provincia di Massa-Carrara come singola entità geografica potrebbe risultare una semplificazione. In ambito criminale la Provincia è parte di una specifica Macro-Area, quindi da considerarsi concettualmente unita ad altre realtà geografiche per lo stesso schema criminale. Si comprende nell’immediatezza quanto risulti un contesto ben più complesso e gravido di minacce. Dovrà trattarsi di una presa di coscienza fondamentale per gli addetti ai lavori inseriti nel contrasto antimafia nell’area e solo applicando questa ottica potremmo comprendere traffici illeciti e sinergie criminali che risulterebbero altrimenti prive di collegamento.
La Macro-Area che interessa la Provincia di Massa-Carrara è individuabile in quella Lucchese-Apuo-Spezzina, con forti influenze da Livorno e Genova per i loro strategici porti.
La Provincia, con la sua striscia di territorio lunigianese, diviene per questa Macro-Area lo snodo di transito-confine ideale e naturale verso la stessa Toscana, Liguria ed Emilia.
Fig.2
(Nella prima Triangolazione si registra un maggior interesse e attività ‘ndranghetista. Nella seconda Triangolazione è la camorra a dover essere maggiormente attenzionata. Notare come la Provincia di Massa- Carrara sia, anche per la sua posizione geograficamente strategica, un epicentro fra le Triangolazioni)
L’aspetto primario da valutare è il calibro degli attori criminali presenti in questo settore. L’Operazione “Drago” condotta a Massa ha cominciato ad ufficializzare all’opinione pubblica una realtà (in verità ben conosciuta da addetti ai lavori) inquietante ma possono esserci importanti precedenti in grado di condurre a nuovi ed altri risultati investigativi contro le organizzazioni criminali e mafiose.
Un attento osservatore che fa riferimento al principio della Macro-Area, potrebbe notare un interessamento e sistematica progettualità delle ‘ndrine di Brianza, spesso con sinergie camorriste, nell’infiltrazione del tessuto Lucchese-Apuo-Spezzino.
Da Desio (Brianza) emergono gli attori più determinanti: i Iamonte di Melito Porto Salvo. Due possono essere i punti di particolare utilità al fine della nostra esposizione:
a)- La presenza di Natale Iamonte e di altri esponenti nella provincia di Massa-Carrara.
Natale è stato il capo storico della cosca, deceduto nel 2015. La sua comparsa in questo settore risale agli anni ottanta, quando venne mandato al soggiorno obbligatorio a Pontremoli (Lunigiana), per poi essere collocato in un secondo momento a Desio, dove i Iamonte strutturarono un “Locale di ‘ndrangheta” radicato ed estremamente efficiente. Ecco spiegato, pertanto, un primo collegamento fra i due punti della mappa.
Un importante esponente fu invece arrestato a Marina di Massa nel duemila. Nell’Inchiesta dell’epoca emersero, secondo gli investigatori, collegamenti fra lo stesso e un soggetto originario di Torre del Greco (NA) ma residente in Lunigiana (zona che ritorna costantemente). Legato al ‘ndranghetista perché da lui comprava la droga. Siamo di fronte ad una sinergia “snodo” fra un ‘ndranghetista di grosso calibro e un soggetto legato alla camorra di clan quali i Gionta-Gallo-Cavaliere (Torre Annunziata). Proprio sui Gionta dovremmo rivolgere nel proseguo nuovamente l’attenzione per dei possibili collegamenti nella Macro-Area.
Proseguendo nel filone delle sinergie, il 2011 è una data di svolta con il compimento dell’Operazione “Caugedo” della GdF, coordinata dalla DDA di Genova. Un carico di quasi una tonnellata di cocaina viene sequestrato a Pallerone (Lunigiana) dopo aver effettuato un anomalo tragitto nautico che ha visto il Porto de La Spezia come ultimo approdo. Da la Spezia, dunque, verso Pallerone (Ms).
Il gruppo che ha condotto il traffico è stato individuato e arrestato ma indirettamente a questo episodio entrano in scena due soggetti conosciuti dall’antimafia: un ‘ndranghetista (capo del Locale di Seregno e legato alla cosca dei Giampà) e un camorrista che nonostante in carcere minacciano due degli arrestati nell’Operazione Caugedo con l’intento di estorcere denaro. Arriveranno addirittura ad attivare una squadra di “picciotti” (gruppo di Sarno) per sequestrare la madre del minacciato. Richiesta di denaro, dunque, per quali motivazioni? All’epoca, ma senza un riscontro probatorio, cominciò a circolare l’ipotesi che il carico fosse autorizzato dalla ‘ndrangheta intenzionata ad essere risarcita del danno. A prescindere, è doveroso menzionare l’approfondimento di un componente del gruppo degli arrestati dell’ Operazione Caugedo: durante il processo sostenne che su 300 chili di droga della prima partita, “si incaricò di trasportarne tre mandate da 80 chili da Aulla a Settimo Milanese”. Da notare che il soggetto in questione è di Carrara ma viveva da anni a Vimercate, pertanto vicino all’attenzionata Brianza. Vanno lette solo come annotazioni.
b)- Un rapporto della Direzione Nazionale Antimafia del 2011, ripresa anche nel secondo rapporto semestrale 2018 della DIA mette sotto la lente d’ingrandimento soggetti dello spezzino (con Sarzana luogo attenzionato, circa 25 di minuti in macchina distate da Massa) proprio con i Iamonte di Melito Porto Salvo:
Fin da questi primi passaggi si evince che la cosca Iamonte ha negli anni potenziato il locale di Desio e visto la Macro-Area, con particolare attenzione alla fascia-segmento Apuo-Spezzina, come settore strategico chiave.
La conferma di Desio proprio come punto di partenza per affari o tentativi di inserimento nella Macro-Area, estendendo questa volta anche alla Versilia, è data dall’intraprendenza di un altro ‘ndranghetista. Dopo numerosi arresti e Operazioni Desio conobbe, infatti, diverse guide (sempre fedele ai Iamonte) e infine il così detto “banchiere della ‘ndrangheta”.
Ritorniamo nel sarzanese perché nel 2014 la DIA procede ad una operazione contro un soggetto indicato vicino alla ‘ndrangheta, Grecale Ligure. Il nome dell’Operazione non deve ingannare, nei sui diversi filoni investigativi la Provincia di Massa Carrara risulta (con società) offrendo un ulteriore conferma di quella che stiamo definendo la Macro-Area. Per quanto riguarda uno degli arrestati è di nostro interesse anche per un'altra Operazione che vede questa volta coinvolta la potente cosca dei Mancuso. Il porto di La Spezia nuovamente protagonista con imponente sequestro di droga.
A questo punto della nostra analisi abbiamo posto delle riflessioni su tre cosche (Iamonte, Giampà, Mancuso) un gruppo di Sarno e un potente clan camorrista come i Gionta. Tutti protagonisti direttamene o indirettamente di eventi legati a Massa-Carrara o alla Macro-Area in cui è inglobata. Non possiamo, pertanto, che porre doverosi interrogativi di confronto per quanto emerso in Brianza con la segnalazione degli investigatori (2013) di una partizione-accordo proprio fra il locale di Seregno, Giussano e un boss dei Gionta. Si è presentato il medesimo schema anche nella Macro-Area Lucchese-Apuo-Spezzina?
L’analisi accurata della presenza ‘ndranghetista a Massa- Carrara e sulla Macro-Area potrebbe svelarci passaggi che se trovano confermano possono indicarci anche i piani di una altro “pezzo” della camorra sul territorio. Un caso potrebbe destare particolare attenzione, l’arresto di un soggetto ‘ndranghetista (eseguito a Massa) e i suoi stretti legami con una cosca che ha fatto molto discutere negli ultimi anni: I GRANDE ARACRI. L’uomo, secondo l’Ordinanza di Custodia Cautelare era in contatto “con appartenenti al Clan dei Casalesi…”
1- I casalesi in tutta la Toscana hanno sviluppato significativamente il settore dell’investimento , con particolare attenzione all’attività di riciclaggio.
2- Soprattutto nella fascia-segmento lucchese-versiliese, (con ovvie propaggini in terra apuana) pare abbiano utilizzato clan e uomini (esterni) per il controllo del territorio o di seconda importanza. E qui corre l’obbligo di una considerazione. Se paragonati con coloro che in gergo si identificano con “gente di Napoli e dell’hinterland”, coloro che si sono insediati in zona risultano di più basso spessore criminale. Pur emergendo da alcuni eventi la spietatezza nei confronti, ad esempio, delle vittime da loro prese di mira, a volte si denota la mancanza di vera organizzazione e spessore criminale.
Il timore è che cio possa portare a breve ad un livello successivo, vale a dire ad un livello di maggior spessore criminale nella fascia versiliese e apuana voluto dai casalesi. A spingerli in questa escalation potrebbe essere proprio la mole di interessi “da tutelare” nella regione e ad una pregressa inefficienza degli attuali referenti di zona.
Ritornando al soggetto in odore di ‘ndrangheta: quest’ultimo potrebbe, in effetti, risultare un uomo cerniera tra ‘ndrangheta e camorra, proprio come si era venuto a creare con i precedenti appena esposti? Paradossalmente potremmo capire i prossimi passi dei casalesi, nella toscana del nord, analizzando la presunta consorteria ‘ndranghetista?
Esistono frammenti investigativi che farebbero intendere sinergie fra i Casalesi e la cosca ‘ndranghetista dei Grande Aracri anche dopo le conseguenze devastanti delle poderose operazioni su questi due attori. Sommate con quanto detto sulla Macro-Area bisogna soffermare l’attenzione su alcuni punti. In ambito nazionale sembrerebbero esserci stati anche dei contatti importanti fra la cosca dei Giampà e quella dei Grande Aracri, tanto che stavano concludendo (secondo pentiti va precisato) un accordo che prevedeva un locale dei Grande Aracri sul territorio gestito dai Gimpà in Calabria, a Lamezia. Ricordiamo che nella provincia di Massa-Carrara si potrebbero registrare parallelismi per quanto avvenuto in ambito nazionale, non solo per la presenza di tutti e tre gli attori ma anche per segnalazioni di sinergie. Sui Grande Aracri e i Casalesi abbiamo già menzionato così come quella fra la figura del ‘ndranghetista (referente dei Giampà) e il camorrista: non possiamo trascurare quelle fra un soggetto considerato vicino alla cosca dei Cerra,Giampà, Torcasio e un camorrista nell’Operazione Drago che vede il suo epicentro a Massa.
Significativo anche quanto riportato nel Rapporto Dia, secondo semestre 2018:
“…I risultati investigativi hanno evidenziato la particolare dimestichezza nel portare a compimento i reati e l’elevatissima capacità organizzativa degli indagati “in grado di muovere anche altri soggetti, siano essi criminali già affermati, ovvero con esponenti di spicco della ‘ndrangheta, ovvero cittadini incensurati”
Tra questi contatti criminali parrebbe emergere un affiliato (il nome è interessante) sempre della cosca Grande Aracri (vedremo ovviamente eventuali conferme della natura dei contatti dai prossimi sviluppi che emergeranno nel processo).
I mutamenti genetici dei cartelli camorristi dell’ovest di Napoli, in particolare zona Ponticelli, hanno mostrato manifestazione d’interesse nei confronti della Macro-Area Lucchese-Apuo-Spezzina. Per essere al passo con questa insidiosa minaccia dobbiamo porre lo sguardo su quanto avviene nell’epicentro della problematica.
Per diverso tempo un clan a Ponticelli ha preso il soppravvento, quello dei De Micco. Con la loro struttura possiamo assistere a dei modus pensandi e operandi estremamente violenti, tanto da sospettare una influenza-imitazione nei confronti dei cartelli narcos sudamericani. Curioso è anche il loro aspetto e modo (fisico) di presentarsi stile fondamentalista islamico.
I De Micco si sono avvicinati ad un altro clan di interesse per la nostra analisi, quello potente e riconosciuto come tale dei Mazzarella.
ZONA MASSA. Gli uomini della squadra mobile di Massa Carrara eseguono una serie di arresti in coordinamento con la DDA di Napoli. Il gruppo composto da soggetti del luogo avevano legami con questo clan camorrista.
L’attuale situazione in zona Ponticelli e circondario sta nuovamente subendo dei cambiamenti tutt’altro che sottotraccia. Gli arresti e le operazioni contro i De Micco, che come visto coinvolgono anche la Provincia di Massa-Carrara , hanno inevitabilmente indebolito il clan creando il classico vuoto di potere a favore di altri. In questo frangente gli “altri” sono i nemici dei De Micco che si sono uniti in una alleanza tutt’altro che scontata. Trattiamo dei Cuccaro-Aprea di Barra (messi in un angolo per lungo tempo) e i Minchini De Luca Bossa. Quest’ultimi sono investigativamente interessanti perché molti dei suoi componenti appartenevano al clan di Sarno. (anche questo settore torna costantemente di interesse negli anni per la Macro-Area)
Dobbiamo inevitabilmente aprire una parentesi: a nostro giudizio i De Micco hanno potuto espandere i loro affari illeciti fino a Massa-Carrara perché appoggiati da una organizzazione solida come i Mazzarella già presenti in Toscana. Il problema per questa zona è il PRECEDENTE venutosi a creare con l’arrivo dei De Micco, anche nel caso fosse stato debellato completamente. Ripetiamo, il modo di condurre gli affari sulle loro aree di influenza potrebbe portare caos in un settore di transito strategico criminale come quello della Macro-Area del report e quindi a scenari di violenza non sostenibili per il territorio stesso. Dovremmo cercare di comprendere con un buon margine di certezza se i De Micco (e i Mazzarella) abbiano effettivamente abbandonato il territorio ma soprattutto sapere se qualche clan di Ponticelli non abbia intenzione di venire prendendo il posto vacante. Questo, visto la preziosità della fascia Lucchese-Apuo-Spezzina, potrebbe essere fonte di scontro fra clan.
La Provincia Apuana ha vissuto una concatenazione di eventi allarmanti che non si registravano da molti anni, legati ad uno scontro fra due gruppi criminali autoctoni, con epicentro i quartieri di Castagnara e Poggi (MS). La loro rivalità è balzata alla cronaca nazionale dopo quella che è stata definita “ la strage di natale” (2013), con due morti ammazzati dopo un accoltellamento in pieno centro a Massa. Motivazione dello scontro, il contendersi lo spaccio di specifiche piazze. Tralasciando l’episodio in questione, occorre prestare attenzione affinche :
a)- Non si formino, organizzino e strutturino bande criminali di quartiere
b)- Non si formino sinergie fra queste e strutture criminali organizzate
Sempre tralasciando gli eventi legati alle due bande ma avvalendoci di una semplice occasione per una riflessione finalizzata ad una previsione di scenario: gli anni erano quelli dove i De-Micco operavano a Massa e su questi abbiamo già evidenziato il DNA violento, molto affine a quello di narcos sudamericani. Quale quadro investigativo e di sicurezza pubblica si presenterebbe se un tipo come quel clan camorrista, assodasse bande autoctone di quella stessa natura?
Accadrebbe che le bande per apparire degne (di essere nell’orbita) di un clan si sentano quasi in dovere di apparire sfacciatamente offensive?
Due note legate a notizie recentissime.
La prima per concludere l’aspetto camorristico, va segnalato come ultimo episodio temporale un possibile traffico illecito di rifiuti. E’ questa una indagine che da quanti si apprende dai giornali è stata affidata agli investigatori della DIA. Parrebbe, infatti, esserci “odore di camorra” in questo traffico che vede nello specifico dei rifiuti di Yacht, causati dopo la mareggiata al porto di Rapallo, smaltiti da un cantiere di Marina di Carrara (Ms) appartenente ad un imprenditore campano attenzionato.
La seconda nota riguarda un sequestro di 333 kg di cocaina pura dal Brasile. Il carico ha fatto scalo al porto di La Spezia per dirigersi a Massa-Carrara. Un ulteriore elemento che darebbe conferma delle nostre tesi sulla Macro-Area
LATITANZE. Il bagaglio informativo porta a indicare che molti latitanti dei massimi livelli criminali, come Toto Riina o Michele Zagaria, trovino rifugio e sicurezza all’interno del loro territorio madre. La motivazione è dettata da una struttura reticolare multifunzionale creata da questi nel corso degli anni. Nelle fasce medie non è possibile molte volte seguire il medesimo percorso e può accadere che alcuni soggetti ricercati dalle Forze dell’Ordine vivano la loro latitanza (di poche ore quanto di anni) nella Macro-Area da noi indicata. Ovviamente è doverosa una seria riflessione sulle motivazioni di una simile tendenza. In questo caso si usa dire in gergo: “è il luogo che si presta”. Effettivamente la Macro-Area, dove la Provincia di Massa-Carrara è un perno, risponde a molte caratteristiche idonee per la latitanza organizzata.
A Massa si sono costituiti dopo aver fatto perdere le loro tracce (seppur per poco) alcuni soggetti interessanti come Salvatore Iemma, accusato della morte della moglie, e Giuseppe Talotta legato alla potente cosca degli Alvaro presenti in Liguria. A spezia invece nel 2018 furono presi due latitanti della sacra corona unita (scu), Come potuto appurare, ricordiamo a prescindere da questi due casi, che ogni attività nello spezzino potrebbe avere delle connessioni con la Lunigiana (Ms) dove oltretutto storicamente è sempre stata presente la medesima organizzazione criminale. Proprio nel lunigianese furono individuati due latitanti affiliati alla cosca Arena. Sono forti segnali, campanelli d’allarme che non devono essere trascurati, così come non deve essere trascurata la pax che si era venuta a formare fra questi e i Grande Aracri.
Ripetiamo, sembra un “taglia e incolla” per la Macro-Area?
Se valutiamo le singole minacce nella loro interezza ci accorgeremo del rischio, nel trascurarle, di un effetto a cascata. Ci accorgeremo che una singola cosca potrebbe, indirettamente o direttamente, trasmetterne come un virus altre nel settore di nostro attenzionamento, solo per il fatto di essere alleate o in sinergia affaristico in ambito nazionale o internazionale .
Ecco, dunque, l’importanza di efficaci ed accurate analisi di previsione di scenario. Proponiamo un esempio con cosche che rientrano nell’orizzonte di questa analisi come i Iamonte di Melito Porto Salvo e dei Mancuso. Se proponiamo una mappatura di cosche calabresi segnalate in Toscana e le incrociamo con queste due per affinità di alleanze in ambito nazionale, i Paviglianiti sono quelli che in primis emergono.
A livello previsionistico (e solo come tale) potrebbero pertanto risultare una minaccia per la nostra Macro-Area?
INDIVIDUALIZZAZIONE DELLE PROBLEMATICHE
Forte Omertà
Territorio variegato
Problematiche investigative:
Ritardi investigativi e sottovalutazioni da parte delle Istituzioni sul fenomeno. Solo da poco si è registrato una inversione di rotta
Investigazione a “macchia di leopardo” con forti limitazioni di giurisdizione: il fenomeno della Macro-Area determina vantaggio per i criminali e svantaggi notevoli per gli investigatori.
Mancanza di personale investigativo
d)- Fluidità del competitore criminale e notevole capacità sinergica
e) Criticità dei settori a rischio:
SUGGERIMENTI
Note.
I cognomi dei mafiosi dei clan sono da ricondurre esclusivamente agli affiliati. Portare un cognome uguale non significa far parte dei clan.
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