L’Italia non può ignorare la questione libica
In questa settimana si è molto parlato di Libia, soprattutto dopo i bombardamenti americani e le attività di addestramento del personale militare libico da parete delle nostre forze speciali. La discussione è aperta, ma è importante fare di tutto per evitare divisioni e strumentalizzazioni. La questione libica è maledettamente delicata. Sbagliare passo per un eccesso di neutralismo o peggio ancora per un eccesso di interventismo potrebbe produrre danni difficili da stimare. Nelle prossime settimane la discussione certamente crescerà e anche in Parlamento saremo chiamati a prendere delle decisioni importanti.
Per capire meglio il da farsi partiamo da un presupposto che penso sia condiviso: estraniarsi è da ipocriti, la vicenda libica ci riguarda. Certo, la paura di ritorsioni non va demonizzata. Ma non vedo alternative sul fatto che il nostro Paese debba ricoprire un ruolo strategico, seppur con le prudenze e le cautele che si richiedono in questi casi.
La Libia è ad una manciata di chilometri dalla Sicilia e quindi dall’Italia e dall’Europa, per cui ignorare quello che sta succedendo in questo Parse è un errore che ci potrebbe costare anche caro. In sostanza, lasciare crescere l’Isis come se la vicenda non ci riguardasse può farci pagare prezzi salatissimi, anche in termini di sicurezza interni all’Italia nella stessa lotta al terrorismo.
Dalla Libia partono quasi tutti gli immigrati che approdano nelle coste siciliane e calabresi. Lì esistono dei veri e propri campi di concentramento, dove vengono ammassati uomini, donne e bambini, spogliati dei loro averi e violentati. Esseri umani, a due passi da noi, vengono ridotti in schiavitù.
Facciamo finta di non sapere o di non vedere? Come durante la Seconda guerra mondiale abbiamo il dovere, come membri dell’Onu, di intervenire e liberare i reclusi in questi campi e così avviare strategie inedite di cooperazione e sviluppo.
Ma anche se volessimo è impossibile rimanere cinicamente indifferenti, visto che gli immigrati comunque partono e quelli che sopravvivono alle traversate vengono salvati da noi italiani, con tutti i problemi connessi in termini di accoglienza e gestione dei flussi.
La Libia è un Paese storicamente legato, nel bene e nel male, all’Italia e a i nostri interessi nel Mediterraneo. Solo l’Italietta degli ipocriti e irresponsabili può lasciare agli americani o alle altre nazioni europee, come la Francia, il dovere di favorire la nascita di uno Stato non legato all’Isis. La questione libica ci impegna semmai a guidare diplomaticamente un percorso di unità e liberazione interna dei territori e delle città come Sirte controllate dal Califfato. Certo, questo Paese va aiutato con intelligenza, facendo in modo che ognuno svolga un ruolo adatto alle proprie responsabilità.
L’Italia deve favorire l’unità interna per superare le tante divisioni che ancora esistono e non deve neanche dare l’impressione di svolgere un ruolo militare neo-coloniale. Ma è inevitabile che le nostre basi militari siano utilizzate, come ci chiedono gli americani e lo stesso governo libico.
Naturalmente dobbiamo lavorare al contesto che riguarda complessivamente il conflitto mediorientale:
- riportare stabilità in Iraq, Siria, Libano nei rapporti tra gli israeliani e palestinesi;
- riprendere a tessere il delicatissimo filo del cambiamento democratico in Turchia e in Egitto;
- riportare ad una strategia comune tra Stati Uniti, Russia e Cina;
- ridare all’Europa un’anima ed un ruolo diretto che solo un percorso da Stati Uniti d’Europa può garantire;
- rilanciare l’idea di un Mediterraneo comune nella cooperazione religiosa, economica e culturale.
Insomma c’è un cammino da fare, lungo e pieno di insidie.Questo cammino passa anche dalla Libia e da un ruolo intelligente che il nostro Paese è chiamato a svolgere, con il contributo di chi pensa e vuole la pace. La Libia non va abbandonata al proprio destino. I rischi inutili vanno evitati, ma l’Italia deve partecipare al percorso di liberazione dal terrorismo che è in atto e che va sostenuto.
Giuseppe Lumia
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