Prete sgozzato in Normandia, contrastare terrore in modo sistemico
Un’altra soglia del terrore è stata varcata. In Europa non era mai successo che i terroristi colpissero un sacerdote. Era successo altrove, ma da noi mai. Sgozzare un prete segna un ulteriore stazione della tragica “via crucis” a cui la Francia, la Germania e altri Paesi europei sono ormai sottoposti.
La strategia dell’odio e del terrore avanza, non si ferma neanche di fronte ai luoghi sacri. Sembra che vogliano mettere in ginocchio con ripetuti colpi innanzitutto la Francia. Anche se molte altre nazioni sono coinvolte. Gli ultimi attacchi terroristici a Nizza e a Dacca ci hanno visto perdere alcuni nostri connazionali.
Non mi stanco di ripetere: la sfida al terrorismo deve essere affrontata in modo sistemico e integrato. Anche in questo momento di preghiera e di dolore non bisogna allontanarsi da alcune considerazioni.
La sicurezza diventa sempre più una dimensione da curare con attenzione. Non è un tema né di destra né di sinistra, ma una priorità delle democrazie. Un obiettivo da perseguire nella consapevolezza che il prezzo da pagare in termini economici è alto. Inoltre, per garantire più sicurezza si dovranno necessariamente limitare alcune nostre libertà, che naturalmente non dovranno essere stravolte.
Il terrorismo va combattuto sul piano culturale. La formazione alla cittadinanza, ai diritti, alla democrazia, alla nonviolenza, alla convivenza tra popoli e religioni è un investimento a cui dedicare risorse e le migliori energie nei quartieri più degradati delle nostre città e nel rapporto con i Paesi del Mediterraneo.
La lotta alla povertà e all’emarginazione rimane una sfida tutta da attuare. Un “Piano Marshall” nei confronti dei Paesi poveri con in testa quelli africani. È questo un obiettivo su cui impegnare tutta l’Europa e tutta la Comunità internazionale.
Bisogna svuotare i giacimenti di odioin Iraq, in Siria, in Libia, in Libano, nei territori israelo-palestinesi e in tutti i teatri di guerra del Mediterraneo e del Medio-Oriente, giocando sul minor danno e sul bene comune, coinvolgendo in un ruolo più attivo l’Europa e chiamando alla cooperazione sia gli Stati Uniti che la Russia in un processo di cooperazione e di pace che non può essere più rimandato.
Anche la situazione in Turchia rappresenta un problema da affrontare con decisione, per impedire che i diritti umani siano violati, ma anche per evitare un pericolo isolamento geopolitico di quel Paese che può ritorcersi contro l’Europa stessa.
Gli Stati Uniti d’Europa sono la prospettiva a cui guardare. Anche nella lotta al terrorismo un’Europa che si rilancia, che si mette in moto, che si da obiettivi mai raggiunti prima … è un’Europa che alimenta speranza e si predispone nel rapporto con le nuove generazioni a diventare sempre più un contesto di lavoro, integrazione e pace.
Nella realtà dell’immigrazione c’è di tutto. Ci sono covi di odio e di terrorismo, come di sofferenza e di speranza. Discriminare gli immigrati è un errore che potremmo pagare caro, perché alimenteremmo solo altro odio e altra violenza. I terroristi non aspettano altro. Per loro sarebbe un vero e proprio regalo che gli consentirebbe di avere sempre più affiliati e sostenitori.
Allo stesso tempo bisogna colpire senza pietà chi organizza e promuove il terrore. L’immigrato onesto è una risorsa, così come lo eravamo noi quando emigravamo in qualsiasi parte del mondo. L’immigrato disonesto va punito con il massimo rigore.
Giuseppe Lumia
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